di HAROLD KROTO –
Secondo il premio Nobel per la chimica, il metodo più ecologico per produrre energia in quantità sufficienti a mantenere gli attuali livelli mondiali di consumo, comporterebbe l’utilizzo dei fotoni e dell’acqua
In passato il clima ha subìto trasformazioni enormi e, per la maggior parte dell’ultimo milione di anni, le temperature sono state piuttosto basse; in effetti, così basse che Nord Europa e Nord America sono in gran parte coperte di neve per tutta la durata dell’anno. Pertanto, i “mutamenti climatici” non rappresentano nulla di nuovo e, anzi, ci si dovrebbe aspettare delle oscillazioni significative. Infatti, sembra proprio che questo sia il periodo caratterizzato dal clima mite più lungo degli ultimi 600mila anni e, per quanto possiamo dire, pare che le temperature non siano mai state significativamente più elevate di quanto non lo siano ora. Sono uno scienziato, sebbene non un climatologo; quindi, la mia opinione deve essere considerata come quella di qualcuno che, pur non studiando l’argomento a livello professionale, è in grado di valutare i dati piuttosto obiettivamente.
Nullius in verba. La questione, estremamente complessa, è questa: attualmente, siamo di fronte a un mutamento climatico considerevole del pianeta a livello globale? Ne siamo responsabili?
La scienza si basa sulle prove e non può supportare delle asserzioni dogmatiche; pertanto propongo di esaminare alcune delle “Prove dei mutamenti climatici”.
1. In generale, le precipitazioni sono più o meno abbondanti a livello mondiale? Sembra di sì
2. Le temperature medie annuali sono in crescita su scala globale? Sembra di sì
3. Si assiste a un ritiro dei ghiacciai piuttosto che ad un loro avanzamento? Sembra di sì
4. In generale, il livello medio del mare sta aumentando? Sembra di sì
5. Gli animali stanno abbandonando il loro habitat naturale? Sembra di sì
6. Il livello di CO2 nell’atmosfera sta crescendo? Sembra di sì
7. Si è registrato un aumento o una diminuzione degli eventi meteorologici estremi quali gli uragani? Sembra di sì
8. Si è in presenza di una crescita o di una diminuzione dei ghiacci artici o antartici? Sembra di sì
Si potrebbe pensare a qualche altro possibile indicatore di mutamento climatico, andando poi a verificarlo. È tuttavia necessario prestare attenzione e seguire il motto della Royal Society di Londra: “Nullius in verba” (Non accettare nulla sulla parola). Si dovrà quindi procedere a un’attenta valutazione dei dati e decidere, da soli, sulla base di un accorto esame delle prove disponibili. Si dovrà agire scientificamente, vale a dire in maniera disinteressata, facendo tutto il possibile per non ignorare quelle indicazioni che sono in conflitto con una posizione preconcetta. Difatti, è un principio etico fondamentale quello secondo cui uno scienziato non deve assumere una posizione preconcetta. Bisognerà poi adottare estrema cautela nel caso di questioni controverse, giacché ci sono persone e organizzazioni che hanno interesse a portare il pubblico fuori strada su tali aspetti importanti. Riguardo ai punti 1-8 citati in precedenza la situazione “non sembra buona!”. Siamo responsabili di questo evidente e palese mutamento climatico? Come dicevo all’inizio, il cambiamento climatico dopotutto non costituisce una novità e, nel passato remoto, deve aver stravolto gli equilibri della biosfera. Non sono sicuro della risposta, ma il fatto che il livello di CO2 sia superiore del 30 percento circa a quanto non sia mai stato negli ultimi 500mila anni, aggiunto al fatto che è possibile dimostrare inequivocabilmente che tale 30 percento sia provocato dalla quantità di combustibili fossili consumati dall’inizio della Rivoluzione industriale, indica che – con ogni probabilità – i responsabili siamo noi.
Che fare? La domanda è: cosa possiamo fare al riguardo? Per quanto posso dire, l’unica Comunità che, più o meno, nel suo complesso, sta prendendo seriamente l’argomento è la comunità scientifica. Sono molti gli scienziati capaci che stanno studiando il nocciolo della questione, cioè come poter catturare e immagazzinare efficacemente l’energia solare. Sottolineo che in un anno utilizziamo una quantità di combustibili fossili per produrre la quale c’è voluto circa un milione di anni, periodo in cui hanno vissuto e sono morti animali e vegetazione. Pertanto, dobbiamo aumentare di un fattore pari a circa un milione la nostra capacità di intrappolare l’energia solare di un anno. In linea teorica, il metodo più ecologico è quello di individuare un processo che impieghi l’energia dei fotoni provenienti dal Sole al fine di scomporre l’acqua (H2O) in idrogeno e ossigeno, per poi ricombinare l’idrogeno e l’ossigeno recuperando l’energia immagazzinata nel momento e nel luogo del bisogno. In questo caso, non si produrrebbe CO2, e si eviterebbero sprechi di acqua … perfetto dunque! Questa sembrerebbe essere la soluzione ottimale per fornire l’enorme quantità di energia necessaria a sostenere il livello attuale di consumo energetico, che rappresenta il motore della nostra struttura socio-economica, la quale dipende in modo inimmaginabile dalla tecnologia. Tuttavia, costituisce un problema difficile che finora non ha trovato soluzione, sebbene vi si dedichino numerosi ricercatori. Come evidenziato in precedenza, non è possibile avere piena certezza, ma la situazione sembra piuttosto negativa e, se le indicazioni sono corrette, la società è sull’orlo di una catastrofe.
Il buon senso suggerisce che, per la salvezza dei nostri nipoti, non possiamo permetterci di rischiare. In poco più di mezzo secolo, il consumo di energia da parte delle persone in generale è schizzato alle stelle dal momento che l’uso di macchine, impianti di riscaldamento, impianti di condizionamento, computer, Internet, è aumentato a dismisura. Per quanto mi riguarda, posso dire che, quando avevo dodici anni, la mia famiglia non aveva: riscaldamento centralizzato, frigo, condizionamento, televisione, telefono, macchina o computer. Tutto quello che avevamo era una radio a valvole e un grammofono a manovella. È doveroso fare il confronto con i dispositivi ad energia elettrica presenti nelle case odierne.
Un uso efficiente delle risorse. È ovvio che sia assolutamente necessaria una drastica inversione di tendenza per quanto riguarda l’attitudine della società verso il consumo energetico. Sembra un obiettivo quasi impossibile da raggiungere, dal momento che, negli Stati Uniti, si assiste all’accordo tra grandi società e personalità del panorama politico al fine di minare la credibilità della comunità scientifica, la quale, nel complesso, è veramente e seriamente preoccupata per il futuro della razza umana. Sono casi in cui è utile considerare le motivazioni alla base per ciascuna delle due comunità: da una parte, gli scienziati che studiano il problema senza trarre alcun tornaconto personale e, dall’altra, gli oppositori, che perseguono solo la realizzazione di guadagni ulteriori e l’acquisizione di maggior potere e influenza. A livello educativo, si rende necessario un Progetto Manhattan Globale, per assicurarsi che le persone trattino il problema con la dovuta serietà. Non sarebbe diretto esclusivamente ai profani o ai non-esperti, ma anche agli uomini d’affari, ai politici, ai coltivatori e a coloro che sono impiegati nelle fabbriche: appunto, a tutti quanti noi. Devo ammettere di essere pessimista circa la possibilità di riuscire a modificare la forma mentis di una fetta della società sufficientemente grande da imprimere una svolta. Oltre a ciò, c’è da considerare anche la minaccia incombente di un’esplosione della popolazione, minaccia ipotizzata dai depositari di dogmi mistico-irrazionali che sembrano determinati a farci raggiungere quanto prima il disastro imminente. Ciononostante, anche se non fossimo al limite, c’è un punto fermo e razionale: il petrolio è la nostra risorsa più preziosa e basterebbe un secondo per concludere che, effettivamente, è un atto criminale semplicemente bruciarlo. Il combustibile fossile è la materia prima impiegata dall’industria chimica, che produce quei materiali avanzati che sono così importanti per il nostro attuale stile di vita, che dipende fortemente dalla tecnologia. Rappresenta la fonte di polimeri e prodotti chimici utilizzati dal settore farmaceutico e si deve inoltre considerare che non è possibile sintetizzare molte delle svariate migliaia di preziosi composti del petrolio. Vale anche la pena di ricordare che circa il 70 percento dei prodotti alimentari a livello mondiale è strettamente legato ai fertilizzanti ottenuti attraverso l’impiego dei combustibili fossili.
Harold Kroto
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