151 – RISORGIMENTO DIGITALE
Il Digital Economy and Society Index (DESI), a cura della Commissione Europea, monitora la performance digitale complessiva dell’Europa e segue i progressi dei Paesi dell’UE per quanto riguarda la loro competitività digitale, in materia di Connettività, Capitale umano/competenze digitali, Uso dei servizi Internet da parte dei cittadini, Integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese, Servizi pubblici digitali. Dal report di dicembre 2020 emerge che l’Italia risulta in 25a posizione su 28 Stati membri dell’UE, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Top performer risultano essere i Paesi nordici: Finlandia, Svezia e Danimarca. Il mese scorso è stato pubblicato anche il ‘Rapporto sulla trasformazione digitale dell’Italia’ elaborato dal Censis in collaborazione con il Centro Studi TIM, in base al quale la maggiore digitalizzazione degli italiani e l’uso più intenso dei servizi digitali registrato durante l’emergenza sanitaria porterebbero l’Italia ad un balzo in avanti nella domanda di digitale. Ad oggi il 75% della popolazione adulta ha utilizzato Internet con regolarità e soprattutto la maggioranza degli italiani ha ormai acquisito la consapevolezza che soluzioni digitali e servizi online sono un essenziale supporto in molti ambiti della vita quotidiana.
152 – ETICA CIBERNETICA
Oggi il pensiero giuridico si avvale sempre più di implacabili strumenti ‘matematici’: analisi delle impronte digitali, identificazione facciale via computer, confronto di DNA, ma anche semplicemente il ricorso a banche dati che raccolgono curricula criminali da vari Paesi, l’uso di telecamere di sorveglianza che testimoniano la realizzazione di atti illegali, la consultazione di tabulati telefonici e di corrispondenze semi-criptate su social network. Tutti elementi di indagine che permettono un giudizio responsabile nei tribunali. Come dire che le testimonianze ‘sulla parola’ sono diventate in pochi anni meno affidabili di quelle comprovate dalla scienza. E’ presto per dire che l’intelligenza artificiale diventi un giudice, anche se qualcuno sta cercando di costruire algoritmi di giurisprudenza, ma certamente un giudice si avvale oggi di strumenti cibernetici che raccolgono dati certi, non dati probabili. Riguardo ai rischi: attenti ai furti digitali, agli hackers e ai costruttori di algoritmi non-etici.
153 – SEMANTICA ARTIFICIALE
C’è chi prova ad insegnare ai computer come parlare e scrivere in modo autonomo. Ovvero: dai uno spunto e poi la macchina svolge da sola il tema, i ragionamenti e le conclusioni. Oppure analizza un testo, lo sintetizza, lo traduce, lo ‘interiorizza’. Per esempio: il GPT-3 di OpenAI, Trasformatore Generativo Pre-addestrato di terza generazione, è un sistema computazionale progettato per generare sequenze di parole, codici o altri dati che si basa su una raccolta organizzata di 175 miliardi di parametri che ne fanno funzionare l’intelligenza artificiale. GPT-3 può prevedere statisticamente le sequenze di parole completando un report scritto a metà, produrre storie e lettere nello stile di scrittori famosi. Scrive bene, senza errori, ma pare che se deve interpretare ‘black lives matter’ esprima pregiudizi eticamente scorretti. In Francia, un software medicale è arrivato a consigliare il suicidio a un paziente simulato. Anche Google sta lavorando all’intelligenza artificiale con un modello da 600 miliardi di parametri per la traduzione linguistica. I ricercatori di Microsoft puntano su modelli a trilioni di parametri, anche se non necessariamente per la lingua. Lodevoli ricerche, ma affidabilità a rischio.