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Il codice del Futuro – Carta dei diritti digitale dell’Ue
Intervista a Roberto Viola – Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea (DG Connect)
Nel suo Libro Codice del Futuro scritto con Luca de Biase, propone le linee guida a sostegno della transizione digitale costruita sui principi cardine dei diritti garantiti nella nostra società e in Europa.
“Il digitale è uno dei fattori con potere trasformativo ineludibile dobbiamo analizzare i rischi che corriamo rispetto alla democrazia, all’economia e aiutare tutti i cittadini ad essere preparati ad affrontare questo nuovo ambiente, non è possibile che la trasformazione digitale comporti la regressione dei diritti, ciò che è illegale offline è illegale anche online”.
Allora cosa bisogna fare per costruire una normativa a prova di futuro?
“Non possiamo permetterci i ritardi del passato nella creazione di norme e regole, il che non significa frenare l’innovazione. Dobbiamo semplicemente prendere atto che il mercato e il sistema dell’innovazione digitale devono generare un progresso inclusivo equo ed intelligente”.
Siamo d’accordo sul fatto che la trasformazione digitale deve essere antropocentrica, cioè fondata sui diritti umani e non sulle esigenze della tecnologia intelligente, come evitare di essere sopraffatti?
“Come scriviamo nel libro dobbiamo ridurre i possibili picchi distruttivi determinati dalla velocità dell’innovazione. Il digitale non è un bene in sé. Dobbiamo costruire il futuro in modo che l’innovazione diventi strumento per ribadire i diritti costituzionali dei cittadini Europei, questo serve. Non è ammissibile che il digitale significhi regressione dei diritti fondamentali”.
Come mettere in relazione reale e digitale?
“La prima cosa riguarda l’interoperabilità dei vari agenti che si trovano in un ambiente intelligente che serve per ricevere risposte a domande specifiche che implicano connessioni: l’IA generativa è pronta per questo, ma si porta dietro molti problemi. Prima di tutto di privacy, poi di etica e non ultimo di controllo di qualità di quello che viene generato”.
Il 2030 è vicino…
“La dichiarazione sul decennio digitale definisce i diritti fondamentali di riferimento che l’EU deve sostenere nell’ambito dello sviluppo tecnologico ed in particolare oggi nell’IA. Pensiamo alla dignità umana, alla libertà degli individui, all’uguaglianza, alla solidarietà. Noi europei siamo più attenti a questo contesto, mentre per gli Stati Uniti l’innovazione viene prima dell’interesse sociale. Dobbiamo scegliere il modello per il nostro futuro”.
Il futuro non c’è e quindi non può essere normato?
“L’Europa può ridefinire le regole del futuro o meglio le regole per avere un futuro. L’interazione uomo macchina con l’intelligenza artificiale generativa è il punto da cui partire come spiego nel mio libro. Parliamo per esempio dell’obiettivo del sistema scolastico che negli ultimi cento anni è stato quello di insegnare a tutti a leggere e scrivere. Scopo corretto nel ’900, epoca in cui la maggior parte della popolazione non sapeva leggere e scrivere e necessitava di scrivani. Il punto è che negli ultimi cento anni il sistema si è concentrato sull’educazione in grado di permettere un’interazione decente fra esseri umani. Oggi non basta più. La scuola dovrebbe formare creativi per evitare che la creatività diventi appannaggio delle classi sociali privilegiate… Se continuiamo con questo sistema il rischio serio è creare un mondo di stupidi che chiederanno alle IA generative di fare il compitino, lo manderanno per e-mail a un altro che lo farà leggere a un’altra IA. In questo contesto avremo una grossa fetta del genere umano tagliata fuori all’attività intellettuale. Siamo all’inizio di una nuova era della creatività che va sostenuta”.