L’Intelligenza Artificiale è amica dell’uomo. Questo il messaggio che esce dalla lezione per gli studenti fiorentini organizzata dall’Associazione Italiana Intelligenza Artificiale ieri presso l’Università degli Studi di Firenze. Anche se è evidente che sono molti i lavori che scompariranno (un particolare accenno a quelli della Pubblica Amministrazione), non serve essere negazionisti bisogna affrontare il cambiamento. Del resto l’invenzione della stampa, la rivoluzione industriale e l’avvento dell’automobile hanno cambiato molte cose. L’invito di Amedeo Cesta (presidente dell’Associazione Italiana Intelligenza Artificiale) è di battersi perché le macchine siano un sostegno dei più deboli e non solo strumento per i più ricchi. A questo proposito Anna Pettini (Presidente del Corso di Laurea in scienze politiche dell’Università di Firenze) afferma che la ricerca di base può servire alla costruzione di questo nuovo equilibrio se comincia a contaminare i vari settori della conoscenza.

Siamo partiti dalla macchina che vinceva l’uomo a scacchi per arrivare alle automobili senza autista, la tecnologia cosiddetta avanzata è vicina alla magia. Per Piero Poccianti, (vice presidente dell’Associazione Italiana Intelligenza Artificiale) è tempo di pensare attentamente cosa cerchiamo.

Lo studio di Acemoglu e Restrepo (2017), stima che già oggi negli USA ogni robot in più per 1000 lavoratori riduce il tasso di occupazione del 0,18-0,34%, e la paga oraria del 0,25-0,5% (dati 1990-2007). I robot producono ma non consumano.

Il tema dell’impatto economico e sociale dell’Intelligenza Artificiale è stato protagonista dell’evento organizzato dall’ AI*IA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale), insieme all’Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa) con la media partnership di Media Duemila, la prima rivista di cultura digitale italiana.

Alcuni anni studi di rilevanza internazionale evidenziano criticità nell’utilizzo di nuove tecnologie capaci di sostituire, con varie percentuali, lavori oggi svolti dagli umani. In particolare la nuova “primavera” dell’Intelligenza Artificiale ci ha consentito di creare applicazioni capaci di imparare da sole e realizzare compiti fino ad oggi appannaggio solo di persone con skill elevati (medici, avvocati, consulenti finanziari, ecc.) oltre che quelle che svolgono compiti ripetitivi (ma che necessitano comunque di capacità decisionali, come gli autisti, muratori, ecc.).

E’ evidente che, in un modello economico che punta alla massimizzazione del profitto, strumenti di questo genere potrebbero portare ad una crisi da disoccupazione senza precedenti. Crisi già in atto che si innesta in un periodo di forti tensioni sociali, politiche, economiche ed ambientali.

Le previsioni fanno tendere al pessimismo, in Giappone, infatti, una compagnia di assicurazione ha licenziato 34 impiegati per sostituirli con Watson, Intelligenza Artificiale IBM. Una ricerca del World Economic Forum stabilisce che entro il 2020 oltre 7 milioni di lavoratori saranno sostituiti da robot o programmi intelligenti. Il report redatto nel gennaio del 2016 e intitolato Technology at work: V2.0, afferma che il 35% dei lavoratori in Inghilterra sono a rischio di essere rimpiazzati dall’automazione da qui al 2025, il 47% negli Stati Uniti, con una media nei paesi OECD del 57%. In Cina il rischio raggiunge il 77%.

“Ne avevamo già parlato l’anno scorso nell’evento Robot, Amico o Nemico: lavoriamo, parliamo, digitiamo, dunque siamo?” – dice Piero Poccianti – organizzato a Firenze il 13 Maggio 2016. Quest’anno ci siamo concentrati sulle soluzioni, perché molti economisti suggeriscono che il modello capitalistico, portato alle sue estreme conseguenze da un liberismo senza freni, non funziona più”.

Il messaggio è chiaro, secondo tutti i relatori intervenuti i cambiamenti sono in atto su molti fronti, non solo su quello economico e tecnologico e bisogna reagire. Per farlo bisogna creare alleanze. In primis servono sinergie fra le diverse discipline per analizzare il modello attuale e attuare soluzioni. Inoltre dicono gli esperti che è ora di allearsi con le macchine perché aiutano a misurare, ipotizzare i cambiamenti e suggerire soluzioni.

Ricordiamoci che “Non è la specie più forte che sopravvive né la più intelligente ma quella più ricettiva ai cambiamenti” Charles Darwin (1809- 1882).

All’incontro Uomo e Robot: metamorfosi di un’alleanza moderato da Maria Pia Rossignaud hanno partecipato: Anna Pettini (Presidente del Corso di Laurea in scienze politiche dell’Università di Firenze); Piero Poccianti (Vice presidente AI*IA); Amedeo Cesta (Presidente AI*IA) Carlo Clericetti (giornalista); Nicola Costantino (Economista aziendale Politecnico di Bari); Marco Scarselli (Data Scientist e presidente di Kinoa startup innovativa); Roberto Basili (Ingegnere Università di Roma Tor Vergata); Giovanni Semeraro (Dipartimento di Computer Science Università di Bari); Cristina Baroglio (Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Informatica) e Michela Milano (Prof.ssa Dipartimento di Informatica – Scienza – Ingegneria Università di Bologna).

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Sara Aquilani
Ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi della Tuscia e si è specializzata in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Attualmente lavora per TuttiMedia/Media Duemila.