Gli editori creano le condizioni industriali affinché il prodotto giornale si possa vendere, una precisazione che riporta al centro della discussione ruoli e competenze della filiera editoriale in un contesto dove la tecnologia sembra indurre all’idea di “tutti possono fare tutto”.
E’ Fabrizio Carotti (direttore generale della FIEG) ad accendere il faro su ruoli e competenze al convegno Agcom su: “Giornalismi nella società della disinformazione” organizzato Mario Morcellini (Commissario Agcom) che ha scelto la FNSI per uno degli appuntamenti dedicati ai vent’anni di attività dell’Authority. “Siamo in un mondo di cambiamenti ma i giornali sono letti – afferma Carotti -. Si vendono più di 2 milioni di giornali al giorno”.
Due milioni di persone in fila sono tante eppure troppo spesso si parla solo dell’altra faccia della medaglia. Oggi ancora il 30% delle ricerche dedicate alle notizie viene fatta attraverso i giornali.
I cittadini hanno il diritto di essere informati, lo afferma l’Articolo 21 della Costituzione, quindi cosa fare?
I relatori di questa giornata di studio di cui parliamo anche a questo link, hanno lanciato un messaggio unitario: il quadro normativo deve essere certo e uguale per tutti.
Per Carlo Verna (presidente dell’ODG) bisogna riscrivere le regole: “adattare vecchi principi, quali l’autorevolezza e l’attendibilità, alle nuove regole in un mondo dove i giornalisti hanno perso l’esclusività. Il manuale della professione va riscritto”.
Di occasioni per discutere di giornalismo, disinformazione e algoritmi ce sono tante ma Fabrizio Carotti (direttore generale FIEG) con la sua precisazione pone le basi per un chiaro posizionamento degli attori della filiera. Non possiamo essere tuttologi in un mondo che va verso la specializzazione, sostiene Franco Siddi, presidente Osservatorio TuttiMedia e Confindustria Radio Tv.
Mario Morcellini cita Giovanni Giovannini, storico presidente FIEG e la sua Grande Mutazione, parole da lui scelte per definire lo Tsunami che ci avrebbe coinvolti. Il cambiamento è una risorsa primaria sostiene Morcelliini che aggiunge “anche se noi qui in questa sala non possiamo negare di essere un pezzo qualificato di elite che ha mancato di capire la portata del cambiamento”. E tiene anche a recitare che la spettacolarizzazione non significa aumento del pensiero logico e che dobbiamo rifiutare il discount e l’ipersemplificazione. La riduzione del congiuntivo ne è un esempio.