Vladimir Putin, 72 anni, s’appresta a essere rieletto presidente fino al 2030: guida la Russia senza pause da 24 anni –dal 2008 al 2012, fu premier d’un presidente suo fantoccio, Dmitry Medvedev- e la governerà fin quando avrà l’età che ha oggi Donald Trump. Ma nessuno a Mosca si fa rovelli sugli anni del leader, anche perché Putin non perde occasione di mostrare la sua integrità fisica.
Le elezioni presidenziali russe, che si svolgono da venerdì a domenica in questo enorme Paese scandito da nove fusi orari, sono uno dei grandi appuntamenti elettorali 2024, insieme a quelle indiane, europee, americane, ma sono di gran lunga le meno incerte, quanto al risultato.
Putin vincerà al primo turno – istituzionalmente è previsto un ballottaggio, se nessun candidato ottiene il 50% dei voti espressi -. Gli interrogativi riguardano l’affluenza alle urne e la percentuale dei consensi: si tratta di vedere se e quanto la guerra in Ucraina, che per i russi continua a essere l’operazione militare speciale, incida sulla popolarità del presidente. Centinaia di migliaia di caduti – 300 mila nelle ultime stime dell’intelligence Usa, le perdite russe più pesanti dalla Seconda Guerra Mondiale – e l’impatto economico, minore del previsto, possono avere lasciato un segno. C’è anche da capire se la morte in un carcere siberiano del principale oppositore di Putin, Alexiei Navalny, e l’esclusione dalle schede del candidato del suo partito avranno un qualche strascico misurabile.
La vedova di Navalny, Yulia, lancia “il mezzogiorno anti-Putin”: invita a recarsi in massa ai seggi alle 12 di domenica e a “votare qualsiasi candidato tranne Putin” o ad annullare la scheda e scriverci a grandi lettere ‘Navalny’. Nell’ipotesi di un risultato insoddisfacente, il Cremlino ha già la scusa pronta: sarà tutta colpa della propaganda occidentale, che si ingerisce nelle elezioni russe.
Nell’immediato, il voto russo avrà riflessi limitati sulle guerre in Ucraina e nel Medio Oriente. Putin, e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, restano su posizioni non concilianti, quasi nell’attesa d’un cambio della guardia alla Casa Bianca tra Joe Biden e Donald Trump. Il presidente non riesce più a garantire all’Ucraina gli aiuti militari necessari e non trova ascolto in Israele. E l’inizio del Ramadan senza una tregua lascia solo presagire ulteriori drammi.