L’inviato di Papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, giunge a Mosca nell’ora forse più buia per la Russia dall’inizio dell’invasione: l’aura di potere del presidente Vladimir Putin è stata offuscata dalla sfida lanciatagli dal capo dei mercenari del Gruppo Wagner Evgheny Prigozhin; e, sul fronte del conflitto, le forze ucraine sfruttano sbandamenti e indecisioni nelle file russe per ottenere successi (fin qui limitati). La risposta russa sono le consuete gragnuole di missili e droni sulle città ucraine, con vittime anche civili.
L’auspicio della Santa Sede e dei vescovi italiani, di cui il cardinal è il presidente, è che Zuppi possa riuscire ad avvicinare una “pace giusta”. Sull’agenda del cardinale, c’è in primo piano l’incontro con il Patriarca Kirill, il capo della Chiesa ortodossa russa, un nazionalista vicino a Putin.
Ma è dal presidente russo che l’inviato del Papa, che all’inizio del mese è già stato a Kiev, dove ora c’è l’elemosiniere di Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, spera d’ottenere qualche gesto umanitario sollecitato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come la restituzione di bambini alle famiglie o scambi di prigionieri.
Sarebbero decisivi per rompere la diffidenza che in Ucraina accompagna lo sforzo di mediazione vaticano e per creare le condizioni di un dialogo tra Mosca e Kiev. Sentendosi vulnerabile, Putin potrebbe mostrarsi più malleabile.
“Il mostro da lui stesso creato gli s’è rivoltato contro”, scrive Eunews, citando impressioni raccolte negli ambienti europei sulle conseguenze della crisi tra Cremlino e Gruppo Wagner. I leader dei 27 ne discutono a Bruxelles tra giovedì e venerdì.
Secondo il New York Times, l’Occidente, così come l’opposizione russa ‘democratica’, dovranno “assistere da spettatori” alla resa dei conti del putinismo, che si prospetta “caotica e violenta”. Lo conferma un’ulteriore indiscrezione dell’intelligence Usa, che aveva avvertito che Prigozhin aveva in mente qualcosa contro Putin e che pensava di disporre di appoggi: il generale Sergej Surovikin, un ex comandante delle operazioni in Ucraina, sarebbe stato al corrente dei piani di ammutinamento dei Wagner.
Al Consiglio dei Ministri degli Esteri a Lussemburgo, il capo della diplomazia Ue Josep Borrell aggiorna i 27 ministri sul putsch di Prigozhin e sul ruolo della Bielorussia: “Mosca – avverte – potrebbe essere entrata in un’era di instabilità politica. Gli Stati Uniti e tutto l’Occidente, che adottano la linea della non ingerenza – “E’ una vicenda interna russa” – s’interrogano sui riflessi della insurrezione dei Wagner al Cremlino e in Ucraina.
Che cosa accadrà, ora? Putin ha sventato, con l’aiuto del suo sodale, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, un’insurrezione di mercenari. Ma molti aspetti di quanto accaduto vanno ancora chiariti e molte domande non hanno ancora risposta.