Ognuno di noi nel proprio telefonino ha sicuramente due o tre sensori che raccolgono e diffondono dati. Per meglio comprendere il nuovo passaggio che dall’economia dei bit ci porta a quella dei dati bisogna ricordare che l’economia dei bit diversamente da quelle dell’atomo permette la duplicazione infinita. Se cedo il mio atomo, di fatto ne resto senza, la data economy va oltre e diviene una risorsa per la sanità che rappresenta il 7% del PIL del nostro paese, una spesa di oltre 100 miliardi all’anno con tendenza ad aumentare perché direttamente collegata al miglioramento delle aspettative di vita e salute.
La data economy permetterà il miglioramento, senza un conseguente aumento di spesa, cambia il paradigma.
La scatola nera che negli aerei è utilizzata, secondo la maggior parte delle persone, per identificare errori nel caso di disastri piccoli o grandi, serve anche per ridurre al minimo il costo del carburante. Sono in pochi a sapere che un algoritmo permette all’aereo di diventare un aliante grazie a complesse operazioni di raccolta ed analisi di dati identificando il punto di “planata” per raggiungere la destinazione e quindi di risparmiare.
Nella salute andiamo verso la stessa direzione. Oggi grazie alla sequenzializzazione del genoma con uno sforzo economico minimo, circa 1.000 euro, rispetto agli oltre 4 miliardi di $ che costò la sequenzializzazione dei primi 4 genomi, è possibile raccogliere informazioni e quindi arrivare a medicinali personalizzati rispetto ad un tumore, ad esempio.
Oggi sequenzializzare il genoma diventa paragonabile all’analisi del sangue, la medicina va verso una nuova dimensione che parte dai dati catturati e analizzati.
Nel 2020 a tutti i nati si farà la sequenzializzazione del genoma, che condiviso darà la possibilità di anticipare i problemi di crescita o addirittura prevedere alcune patologie.
Le informazioni su ciascuno di noi sono sempre più disponibili. Apple con il suo Smart Watchha creato gadget capace di creare informazioni partendo dalle nostre attività, di qualsiasi genere. Entriamo nell’era della medicina proattiva perché i dati che vendono dal gadget che indosso possono essere meno precisi delle analisi fatte in un centro diagnostico, ma sono in quantità tale da permettere complessivamente analisi precise.
Essere controllati ogni giorno può creare angoscia, ma è certamente utile. Esiste già uno specchio prodotto da Philips che in bagno controlla la nostra cera ogni mattina, e magari facendo il confronto giorno dopo giorno, è in grado di dirci se la mattina inizia sottotono o al meglio delle nostre possibilità. Siamo nell’era dell’integrazione, pensiamo alle toilette giapponesi, ma anche alle analisi del sangue fatte usando gli infrarossi. La percentuale di assorbimento degli infrarossi fornisce indicazioni sulla ossigenazione del sangue.
Il continuo accumularsi di dati diventa un patrimonio di inestimabile valore che può essere usato nei più svariati contesti.
In Corea, Songdo, è la prima smart city al mondo, dove curarsi significa anche disporre di dati giornalieri sulla nostra salute ed il nostro comportamento, la diagnosi arriva attraverso lo studio e l’intreccio dei dati relativi al nostro corpo e dalla comparazione con quelli delle altre persone. Ciascuno di noi in sostanza avrà una scatola nera dalla quale prelevare informazioni.
Un progetto sperimentale in Minnesota accumula dati di pazienti per poi incrociarli e trarre informazioni utili, per esempio nell’associazione di determinati farmaci. In pochi minuti ricercatori di Stanford analizzando le cartelle cliniche di 6,5 milioni di americani hanno scoperto che due farmaci associati possono essere pericolosi, l’economia fondata sui dati cambia le relazioni economiche ed anche la vita.
Nei prossimi 10 anni le smart cities saranno piene di macchine senza guidatore, cambia il mondo ma cambia soprattutto la cultura perché noi tutti diventiamo passivi. Nella mia macchina, al posto del guidatore non ho più nulla da fare se non aspettare tranquillo di arrivare a destinazione. Già diversi anni fa l’Europa ha lanciato un programma per ridurre gli incidenti stradali, sono stati investiti miliardi mentre esistono già le tecnologie utili ad azzerare gli incidenti.
E’ possibile togliere i divieti di velocità, abolire i semafori, posizionare antenne e lasciare che gli oggetti dialoghino fra loro. Noi esseri umani abbiamo difetti comuni, uno è certamente quello di voler che gli altri rispettino le regole mentre noi, se superiamo i limiti di velocità è perché siamo guidatori provetti….
Le tecnologie possono intervenire per rompere questi atteggiamenti, dobbiamo creare la cultura del futuro. Un altro esempio riguarda i piani di mobilità stradale, ogni città ha le sue regole e i sensi unici. Nella città intelligente con macchine senza guidatore non sarà necessario stabilire i sensi di marcia a priori. Le macchine sapranno autogestirsi secondo i flussi e le necessità del momento. Oggi partendo dal mondo dei dati possiamo cambiare quello dei bit e quello degli atomi. Ecco la grande rivoluzione che ci attende.
L’Istituto Europeo di Innovazione, EIT Digital, ha seguito il processo di cambiamento dagli atomi ai bit e contribuito alla creazione di ricchezza economica e di benessere attravero la “blended life”. Questa fa leva sul mescolarsi di bit ed atomi e conduce all’augmented reality, nel 2020 rappresenterà un valore economico intorno ai 150 miliardi di euro.
I dati diventano materia prima su cui costruire ricchezza a scapito della privacy? che deve evolvere? Forse…