Siamo qui per presentare una metrica di misurazione totalmente innovativa che ha il merito di valorizzare un mezzo di comunicazione che sta compiendo negli ultimi anni, senza clamori, grandi passi verso performances sempre maggiori e sempre più misurabili.
A Milano preferisco muovermi o a piedi o in metropolitana, qualche giorno fa mentre ero in attesa sulla banchina di una fermata ho avuto una percezione di tristezza, di mancanza di quella vitalità e di quel dinamismo che caratterizzano la Milano di questi anni davvero speciali, la fermata era diventata triste, malinconica, quasi una prosecuzione del cunicolo dentro al quale la vettura si sarebbe inoltrata.
Mi sono chiesto cosa mancasse, cosa ci fosse di diverso dal solito, poi ho realizzato che erano stati tolti tutti i manifesti della campagna appena terminata e, mentre preparavano il materiale per quella successiva, i tabelloni erano vuoti, grezzi, grigi, muti, incolori, anonimi.
Ho pensato allora quanto l’affissione in tutte le sue ormai articolate vesti, ravvivi, illumini, le nostre città, le renda allegre, meno spoglie.
Mi è tornato in mente Depero, uno dei precursori dell’affissione, ricorderete il fortunato omino su cui piovevano Campari quando apriva l’ombrello. Depero definiva la pubblicità come una forma d’arte popolare che vive nelle strade, mentre l’altra arte, diceva, resta sepolta nei musei.
L’affissione quindi è spesso parte nobile del nostro panorama quotidiano, un elemento del paesaggio che è femminile, non solo come sostantivo, ma perché è simbolo di seduzione, di sensualità, di fascino, di incanto.
I grandi luoghi di passaggio poi, le stazioni, le metropolitane, gli aeroporti sarebbero dei non luoghi senza, ad esempio, la più grande innovazione dell’outdoor, i videowall diventati oramai fonte di intrattenimento, riempimento delle attese, abbellimento e decoro per quegli spazi.
Ma noi facciamo pubblicità e il nostro compito è quello di costruire e rafforzare le nostre marche, quindi oltre a contribuire a rendere più vive le nostre città, dobbiamo ottimizzare al massimo i nostri investimenti.
Di conseguenza per noi è fondamentale, come ripeto da anni in ogni occasione, avere strumenti sempre più affinati e sofisticati per misurare l’efficacia delle nostre campagne.
Abbiamo necessità di metriche uniche, condivise tra tutti gli operatori del settore, aziende, cèntri media, agenzie e, ovviamente mezzi, abbiamo sempre più bisogno di metriche certificate e da terzi di cui tutti possiamo essere convinti.
Perciò sono nate le Audi e per questo motivo raccomandiamo alle nostre aziende di fare le proprie scelte sui dati prodotti dal sistema delle Audi senza prendere pezzi eterogenei di ricerca, in parte non prodotti da terzi e mescolarli tra loro.
La grande aréna delle Audi è, infatti, il nostro territorio di confronto e dobbiamo basare le nostre scelte sull’intero ciclo di una campagna, non solo sulla scelta degli spazi e la profilazione dei target, ma anche sulla valutazione delle audiences ottenute al momento della campagna, sulla così detta post-valutazione.
Mi rallegro perciò per il grande passo avanti compiuto oggi da AudiOutdoor nel realizzare una nuovissima tecnica di misurazione che non è solo gèo-localizzazione, ma misura anche il contatto visivo aumentando la precisione dei dati e rendendo così più performanti le nostre campagne.
Le città del futuro, percorse, speriamo presto, da mezzi elettrici saranno più silenziose e avremo quindi una maggiore propensione a osservare quanto ci sta attorno.
Oggi la tecnologia è diventata parte integrante dell’affissione e ne ha aggiunto potenzialità: i video che catturano l’attenzione della gente, i prodotti che si materializzano sugli schermi permettono creatività fino ad oggi impensabili.
Sto infatti vedendo da un po’ di tempo campagne in esterna molto belle, in termini di fantasia, di arte, di grafica e di colori, campagne che vengono commentate dalle persone che aspettano un tram, che prendono la bicicletta e che usano il car sharing, campagne che incuriosiscono chi attende un treno o un aereo.
E’ un bel segnale di vitalità del mezzo che stiamo ri-imparando ad utilizzare con più inventiva, con più idee, con più immaginazione creando così maggiore impatto, colorando e ravvivando le nostre città.
La pubblicità se la astraiamo dalle sue urgenze comunicative si presenta spesso sotto forma di piccoli saggi condensati sulla vita delle persone con le loro abitudini, le aspirazioni, i problemi, le soluzioni concepibili. Se la guardiamo un po’ da lontano ci accorgiamo che perde in superficialità e acquista anche una imprevedibile profondità interpretativa.
L’affissione affonda le sue radici nella storia della pubblicità quando Il futurismo chiamava i manifesti “quadri pubblicitari” e De Chirico definiva il muro tappezzato di pubblicità una sorpresa metafisica. Ecco io penso che più di ogni altro mezzo, l’outdoor abbia un grande e ancora inesplorato futuro.