Nuovo servizio di NewsGuard per verificare l’attendibilità delle notizie, in pratica un’estensione da installare sul proprio browser. Nove i criteri che accendono il semaforo verde, bollino che certifica l’affidabilità o meno di quanto si sta leggendo.
L’elezione di Donald Trump negli Usa, la campagna per la Brexit e poi lo scandalo di Cambridge Analytica, le rivelazioni sui troll di Facebook e le centinaia di falsi profili creati ad hoc per influenzare l’opinione pubblica hanno contribuito a consolidare nelle persone l’idea che la verità, per lo meno quella dell’informazione, sia morta.
Ma si può contrastare la tendenza generale alla sfiducia nei media? È possibile combattere in modo efficace chi diffonde sistematicamente fake news? Esistono degli strumenti che anche gli utenti comuni possono adoperare per orientarsi senza ricerche troppo faticose nel marasma dell’informazione on-line?
Queste sono solo alcune delle domande a cui si è tentato di rispondere in una ricca mattinata di dibattito presso la sede della Stampa Estera a Roma. Nel convegno dal titolo “Disinformazione online in Italia: quali rimedi?” organizzato da NewsGuard e moderato da Giampiero Gramaglia (ex-direttore ANSA e Senior Advisor di NewsGuard in Italia insieme a Silvia Bencivelli) il tema dell’affidabilità dell’informazione on-line è stato centrale e i numerosi relatori che si sono susseguiti hanno contribuito a rendere organico un discorso tutt’altro che semplice.
Negli ultimi anni, infatti, parlare di informazione vuol dire, giocoforza, occuparsi di fake news. La creazione e la diffusione di notizie artefatte, false, incomplete o volutamente equivoche ha avuto grazie a Internet un’accelerazione spaventosa. Sappiamo che questa tendenza non è nuova nella storia dell’umanità e conosciamo tutti i numerosi casi di fake news nei periodi precedenti alla diffusione del web. Ma, e questo è un fatto, su Internet le notizie false viaggiano a una velocità altissima, si diffondono in modo capillare, diventano virali e, con il tempo, sempre più verosimili. Ciò determina un’evidente problema culturale per le nostre società: laddove per i cittadini è sempre più difficile non cadere nel tranello della disinformazione, per gli addetti ai lavori aumentano le difficoltà nel dimostrare la propria professionalità e affidabilità. Il servizio NewsGuard, che si propone nella pratica come un’estensione da installare sul proprio browser, è nato cercando di ovviare a questi problemi, sia dal lato del fruitore sia da quello del professionista dell’informazione. Attraverso nove criteri basati sulla credibilità e la trasparenza, il plug-in si occupa di etichettare i siti di informazione o le notizie stesse con un bollino che ne certifichi l’affidabilità o meno. “I nostri analisti” ha dichiarato Gordon Crovitz (fondatore e Co-Ceo di NewsGuard) “sono giornalisti esperti e svolgono di persona le ricerche sulle testate on-line per aiutare i lettori a distinguere quelle che fanno giornalismo in modo professionale da quelle che non lo fanno. Non ci affidiamo a degli algoritmi preconfezionati ma indaghiamo direttamente e pubblichiamo i risultati delle nostre ricerche così come sono, restando indipendenti, imparziali e apolitici”. I nove criteri, che come ha dichiarato Riccardo Luna, direttore dell’AGI, “sono un ottimo esempio di come il pragmatismo del giornalismo anglo-sassone può aiutarci nella nostra professione” si basano sul fatto che i siti non pubblichino ripetutamente contenuti falsi, raccolgano e presentino le informazioni in modo responsabile, correggano e spieghino regolarmente gli errori, gestiscano le differenze tra notizie e opinioni in modo responsabile, evitino titoli ingannevoli, dichiarino chi è il proprietario e chi li finanzia, segnalino in modo chiaro i contenuti pubblicitari, identifichino i responsabili, evidenziando eventuali conflitti di interesse e forniscano i nomi degli autori dei contenuti insieme ai loro profili biografici o ai loro contatti. Il punteggio al sito analizzato è assegnato in una scala da uno a cento e viene rappresentato da un segnalino di colore verde se il sito è ritenuto affidabile, rosso se non rispetta gli standard di base. “Ovviamente”, ha continuato Crovitz, “c’è una scala di valori che va oltre la semplice colorazione verde o rossa dell’icona. Anche tra i siti ritenuti affidabili c’è chi risponde positivamente a più criteri e chi a meno. In molti casi sono gli editori stessi a contattarci dopo le nostre valutazioni per discutere con noi in che modo possano migliorare la trasparenza e la credibilità della testata, a volte si tratta di semplici accortezze (indicare il proprietario, esplicitare la storia della testata, evidenziare meglio le sezioni di correzione degli errori) altre volte di questioni più complesse. In generale, però, gli editori sono molto felici del nostro operato perché ci vedono come uno strumento per distinguersi da tutta quella pletora di siti di pseudo-informazione che, al contrario, minacciano il lavoro giornalistico”.
Del resto, smascherare le fake news è un’occupazione complessa che impegna già le redazioni delle principali testate giornalistiche. Come racconta il condirettore dell’Agi, Riccardo Luna, “la nostra agenzia, come molte altre, investe risorse ed energie nel controllo continuo delle fonti, nella verifica, nella ricerca dei dati. Va da sé che in un mondo dove i giornalisti non sono più (o almeno, non esclusivamente) il primo mattoncino dell’informazione, questo compito a volte risulta molto complesso. Bisogna confrontarsi con le innumerevoli fonti che ogni secondo arrivano da diverse parti del mondo, con diversi input e accenti. Noi stessi sbagliamo e abbiamo sbagliato, ma in questo non c’è nulla di male, il nostro lavoro è soggetto all’errore come gli altri; l’importante è essere costanti nelle verifiche e rettificare laddove si sbaglia”. Purtroppo però, quest’impostazione non è condivisa da tutti e, anzi, nei punti nevralgici dove passa l’informazione oggi, ovvero le piattaforme, il controllo dell’attendibilità è spesso deficitario se non proprio assente. “Per questo” ha sottolineato Marco Delmastro dell’AGCOM, “è importante e necessario portare le OTT a darsi una regolamentazione che limiti al massimo la diffusione delle fake news sui propri canali. Con l’Autorità Garante abbiamo da tempo iniziato un tavolo di discussione e trattativa dove noi cerchiamo di porci come arbitri tra i vari attori dell’informazione. A nostro parere è fondamentale orientare l’azione di tutti i protagonisti della diffusione delle informazioni on-line”.
Altrimenti, il rischio in agguato è una sovraesposizione alle informazioni che, spesso, determina disinteresse o sospetto e, nel peggiore dei casi, astio. Sfuggire a questi meccanismi non è semplice, soprattutto in contesti dove i tempi risultano molto più serrati, come la radio. Il racconto di Giorgio Zanchini, giornalista di Rai Radio 1 e conduttore radiofonico di “Radio Anch’io”, si è mosso proprio in questa direzione: “la verifica dei dati e delle fonti è un lavoro che necessita dei suoi tempi, in alcuni contesti dove questi tempi si assottigliano, ad esempio nelle dirette radio, il giornalista dovrebbe tornare a un’impostazione meno impulsiva e più riflessiva. Penso, ad esempio, alle tragedie delle catastrofi naturali, agli attentati terroristici e ad avvenimenti di questa portata. In tali occasioni oggi si ha una quantità tale di informazioni che arrivano in pochi minuti, alcune magari molto diverse dalle altre, che possono molto facilmente disorientare il lettore o l’ascoltatore. Bisognerebbe, come buona norma, tornare ad avere quel sangue freddo necessario a prendersi il tempo per verificare una notizia, per averne almeno delle prove attendibili. A volte sembra quasi che il giornalismo si sia incastrato in questa logica di accelerazione continua che, a mio parere, non gli appartiene. Per questo strumenti come NewsGuard possono essere senz’altro un ottimo filtro per orientare nella scelta dei canali per informarsi”.
Ed è proprio questo l’obiettivo di NewsGuard: essere lo strumento di chi cerca un’informazione attendibile e di qualità da una parte e, dall’altra, il simbolo di riconoscimento di chi intende offrirla.