6 settembre 2022
Lettera aperta di Paolo Lutteri per Media Duemila
Cara Paola amica mia,
mi chiedi che cosa penso di queste prossime elezioni. Il panorama è un gran bailamme. Tutti vogliono il benessere degli italiani, ma le ricette sono divergenti. Chi fosse alieno da pregiudizi, studierebbe uno ad uno i programmi politici dei partiti, scoprirebbe molte contraddizioni interne alle alleanze, valuterebbe le proposte più interessanti, i pro e i contro; poi dovrebbe tuffarsi nelle procedure della Legge Elettorale, rendendosi conto che le sue scelte sono limitate da chi ha scelto i candidati.
Così il razionale giudizio sulla politica da sostenere passerà dai contenuti di un programma all’amabilità e al giudizio soggettivo di affidabilità dei personaggi alla ribalta. I leader, provetti affabulatori, anche se non affascinano restano il riferimento emotivo spesso più pesante per ottenere consensi o critiche. I leader li conosci dai media, ovvero: i media sono fondamentali o come diceva qualcuno: ‘il medium è il messaggio’.
Divago leggermente per raccontarti un fatto storico. Quando i media erano solo editti governativi o prediche ecclesiastiche, o stampati semiclandestini, una tenzone singolare fu presentata a Milano (proprio a settembre, nel 1796). In preda al dilagare di idee giacobine, anarchiche, massoniche, aristocratiche, in uno scenario italiano che vedeva confrontarsi con una crescente cultura democratica gli autoritarismi austro-ungarici, francesi, papalini e borbonici, l’Amministrazione Generale della Lombardia bandì un Concorso di idee: “Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia”.
L’intenzione fu ‘non del piacere di ottenere soltanto uno scientifico discorso, ma bensì un ragionevole piano di governo che meglio convenga alla comune nostra libertà’ come disse il Presidente lombardo Giovanni Battista Sommariva.
Parteciparono più di 50 intellettuali dell’epoca, agli albori di un pensiero di indipendenza italica: Giovanni Fantoni da Carrara, Giuseppe Fantuzzi da Belluno, Melchiorre Gioia da Piacenza, Vincenzo Lancetti da Cremona, Giuseppe Lattanzi da Roma, Giovanni Ranza da Vercelli, Carlo Botta da Torino, Matteo Galdi da Salerno… (vedi l’elenco, pressoché completo in https://it.wikipedia.org/wiki/Concorso_sui_destini_d%27Italia_(1796-1797)).
La commissione giudicante, presieduta da Pietro Verri, dichiarò vincitrice la dissertazione scritta da Melchiorre Gioia “Omnia ad unum”: una e indivisibile Repubblica italiana, contro il feudalesimo, la giurisprudenza romana, la disuguaglianza tra le classi e i sessi e ogni altro ostacolo al progresso civile. (Gioia non poté ritirare subito i 200 zecchini di premio in quanto era stato arrestato a Parma, accusato di cospirazione antimonarchica!) La raccolta di tante idee fu straordinaria per quell’epoca e ancor oggi può giovare l’entusiasmo di quei redattori e le modalità di analisi della società.
Adesso sembra che contino più gli slogan, le apparizioni in tv, gli insulti all’avversario, il packaging sui social. Se riuscissimo a sfrondare le iperboli, le cosmetiche e le pubblicità mediatiche, potremmo appoggiare i progetti più seri e più realistici, tenendo presente che ‘nessuno è completo’ e ‘nessuno è perfetto’. E’ solo un suggerimento di metodo nella congiuntura di una democrazia fragile.
Buon governo a tutti! Ciao Paola!
Paolo
Quale_dei_governi_liberi_ meglio_convenga.pdf