TV-Digitale

L’evoluzione tecnologica della piattaforma terrestre

Il passaggio tecnologico al DVB-T2 è l’impianto del processo di rilascio della banda a 700 MHz in favore del 5G come impostato dalla Legge di Bilancio 2018 e confermato da quella del 2019.

Sul passaggio al DVB-T2 sono state impostate le regole per la conversione dei diritti d’uso degli operatori nazionali e la riserva di capacità per i fornitori dei servizi di media audiovisivi in ambito locale. Questa impostazione permette di garantire, inoltre, conformemente al quadro comunitario, la continuità di tutti i programmi trasmessi attualmente sulla piattaforma terrestre e la loro evoluzione verso l’alta definizione.

Come noto il digitale terrestre è la piattaforma di elezione per la fruizione della televisione gratuita largamente prevalente per milioni di famiglie italiane e rappresenta l’unica piattaforma televisiva in Italia in grado di raggiungere il 98% dei televisori installati. Conseguentemente e coerentemente con la Decisione UE 899/2017 è necessario impostare una transizione non traumatica del sistema industriale e dell’utenza, ancora oggi fortemente caratterizzata da una dotazione obsoleta di apparecchi televisivi DVB-T, prevedendo una serie di azioni coordinate, condivise e regolamentate per incentivare la sostituzione progressiva di tali apparecchi verso apparecchi TV di nuova generazione.

La TV 4.0 – vision al 2022

L’utilizzo di tecnologie evolute non può essere, però, solo uno espediente per garantire una maggiore capacità trasmissiva, ma deve essere uno strumento per lo sviluppo competitivo della piattaforma. Imporre alla piattaforma digitale terrestre una tecnologia solo al fine di garantire maggiore capacità trasmissiva ne negherebbe l’evoluzione e quindi la sua competitività rispetto alle altre piattaforme – satellitare e IP – che sono già in grado di garantire un plus tecnologico.

La sostituzione degli apparecchi TV verso la TV 4.0

Per la transizione tecnologica della piattaforma terrestre alla TV 4.0, che coinvolge oltre che i broadcaster anche la gran parte della popolazione, la Legge prevede la parziale compensazione dei costi a carico degli utenti con un contributo per l’acquisto di nuovi apparecchi televisivi.

Dal 2012 la legge ha iniziato a indirizzare il mercato per la vendita di apparecchi TV future proof. Dal 2017, infatti, i televisori venduti devono essere DVB-T2 HEVC.

L’ultima indagine della Ricerca di Base IPSOS per Auditel certifica la presenza di 41,7 milioni di apparecchi TV nelle abitazioni di residenza delle famiglie italiane, pari a circa 24,3 milioni.

Dai dati di sell-out registrati durante lo switch off analogico-digitale si stima esistano complessivamente circa 51 milioni di apparecchi TV (prime e seconde case, comunità alberghi e locali pubblici). Sulla base delle vendite degli ultimi anni si stima che più di 35 milioni siano ancora DVB-T.

La ricerca di FUB, predisposta in collaborazione con Auditel-IPSOS, registrava a novembre 2018 circa 17,8 milioni di famiglie solo con ricevitori DVB-T non idonei alle trasmissioni DVB-T2 (82,1%) nelle prime case. Le famiglie dotate almeno di un ricevitore DVB-T2 erano meno di 4 milioni.

Parallelamente a fine 2018 la ricerca di base IPSOS per Auditel (RdB) registrava sempre nelle prime case 13,3 milioni di apparecchi televisivi solo MPEG-2 e circa 5,8 milioni di famiglie con tutti gli apparecchi televisivi solo MPEG-2.

Secondo i dati della RdB, il trend naturale di sostituzione dei vecchi apparecchi con i nuovi device ha registrato nel periodo giugno-dicembre 2018 una riduzione di 0,9 milioni delle famiglie solo MPEG-2 e di circa 2,2 milioni televisori solo MPEG-2. Con questi tassi di sostituzione sarebbero necessari più di tre anni solo per sostituire gli apparecchi più obsoleti (DVB-T MPEG-2), ma non per portare tutta la piattaforma al DVB-T2.

Sul punto Confindustria Radio Televisioni ritiene indispensabile un sistema di monitoraggio trimestrale che analizzi l’andamento del tasso di sostituzione di tutti apparecchi televisivi nelle abitazioni di residenza perché non esiste un tasso di conversione stabile degli apparecchi obsoleti rispetto al sell-out (in Italia vengono venduti dai 3,8 ai 4,0 milioni di apparecchi TV l’anno).

La dismissione dell’MPEG-2

La dismissione della codifica MPEG-2 in favore della MPEG-4 su standard DVB-T in anticipo rispetto al passaggio DVB-T2, oltre ad essere indispensabile per consentire un risparmio di bit-rate a parità di qualità percepita dall’utente durante la transizione delle reti, è necessaria per spingere gli utenti ancora MPEG-2, resistenti al cambio tecnologia, a dotarsi di ricevitori di nuova generazione per continuare a fruire della programmazione esistente.

Infatti, a differenza di quanto avvenuto con il passaggio dall’analogico al digitale il processo per il rilascio della banda a 700 MHz si caratterizza per:

  1. Un arco temporale molto più ridotto;
  2. Una promessa all’utente-consumatore di minor appeal;
  3. Impossibilità a regionalizzare le transizioni tecnologiche per gli operatori nazionali.

Incentivi alla rottamazione

Confindustria Radio Televisioni rileva che i 151 milioni di euro di contributo per i costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di apparecchiature di ricezione televisiva, stanziati dalla legge di bilancio 2018 e incrementati da quella del 2019 di 50 milioni, sono insufficienti per garantire la sostituzione delle dotazioni di ricezione DVB-T nelle famiglie, ma solo per permettere la dismissione della codifica MPEG-2 e il passaggio all’MPEG-4.

Sono quindi necessarie ulteriori misure di incentivazione per l’acquisto di apparecchi televisivi da parte dell’utenza generalizzata, pena l’impossibilità del passaggio al DVB-T2 con il conseguente rischio di non riuscire ad assicurare la continuità dei servizi attuali e pertanto di procedere alla transizione come previsto dalla legge.

Tali misure potrebbero essere inquadrate nell’ambito di meccanismi di sgravi fiscali e di incentivi alla rottamazione per l’acquisto di televisori di nuova generazione da prevedere nel primo atto normativo utile (misura peraltro funzionale a fini ambientali con lo smaltimento degli apparecchi obsoleti).

Chiara identificazione ricevitori conformi

Confindustria Radio Televisioni ritiene inoltre che sia necessario garantire all’utenza strumenti di tutela nella fase di acquisto di ricevitori conformi alle nuove codifiche e sistemi trasmissivi (che ovviamente dovranno essere gli unici ad avere accesso ai contributi previsti dalla legge) mediante meccanismi di chiara identificazione al punto vendita sia che questo sia fisico che on-line. Sul punto CRTV sta cercando delle soluzioni praticabili da attuare entro l’ultimo quadrimestre del 2019.

Al fine di garantire l’effettiva conformità ai requisiti normativi, inoltre, è necessario identificare un soggetto – Ente Certificatore – a cui affidare l’incarico di svolgere test di compatibilità ai requisiti tecnici minimi così da poter dare garanzia che i contributi erogati siano destinati a modelli di ricevitori compatibili alle specifiche minime identificate nonché per la garanzia di conformità del ricevitore acquistato anche senza i contributi. Sul punto Confindustria Radio Televisioni propone la FUB – Fondazione Ugo Bordoni come Ente Certificatore.

Comunicazione

Preordinata all’avvio della transizione e dell’erogazione dei contributi è necessario predisporre una comunicazione istituzionale coordinata con broadcaster, distributori, rivenditori e installatori per raggiungere la totalità degli utenti con informazioni complete e coerenti con il percorso tracciato per la transizione. Si auspica che la stessa possa essere avviata entro l’ultimo quadrimestre di quest’anno per poter sfruttare il Black Friday e la campagna di Natale per la vendita di nuovi apparecchi televisivi.

Questa comunicazione dovrà essere diffusa nei programmi di servizio pubblico e più in generale su tutti i canali televisivi con un piano concordato tra i broadcaster per garantire che tutta l’utenza venga adeguatamente informata.

Incentivi per l’adeguamento degli impianti

È importante infine rilevare l’impatto del refarming della banda 700 sugli impianti domestici di ricezione. Accanto alle misure di incentivazione per l’acquisto di apparecchi televisivi di nuova generazione, si ritengono necessarie ulteriori azioni al fine di minimizzare i costi in capo ai cittadini per l’adeguamento degli impianti di ricezione, che a fronte del refarming delle frequenze, dovranno essere rinnovati o modificati in diversa misura (in alcuni casi anche molto rilevante) in funzione della tipologia dell’impianto e della sua collocazione geografica.

Articolo precedenteUE: von der Leyen vincerà senza larga maggioranza
Articolo successivoCardani (Agcom): “Informazione bene pubblico ma il comparto perde 40% del suo valore”
Franco Siddi
Franco Siddi è presidente dell'Osservatorio TuttiMedia e presidente di Confindustria Radio TV.