Un’indagine sulle origini dell’antiamericanismo arabo, il tentativo di rispondere alla domanda “Perché ci odiano?”: questo rappresenta il libro di Azzurra Meringolo Scarfoglio, giornalista e grande esperta e conoscitrice del Medio Oriente e, in particolare, dell’Egitto. Il volume è significativamente dedicato a Giulio Regeni, il ricercatore rapito, torturato e ucciso dal regime egiziano.
Il tema viene affrontato sia attraverso l’analisi delle relazioni politiche tra gli Usa e il composito mondo arabo sia grazie alle esperienze dirette fatte dall’autrice nei suoi numerosi viaggi nel Medio Oriente.
Il primo capitolo ricostruisce la progressione storica dell’antiamericanismo arabo, nonostante che il primo approccio tra i due mondi, obiettivamente distanti, fosse stato positivo. Prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Usa venivano visti come una grande potenza, ma con il pregio di non essere un Paese coloniale e di essere, anzi, favorevoli al concetto di autodeterminazione dei popoli.
Tutto cambia sul finire degli Anni 40, quando ormai gli scenari della Guerra Fredda sono ben delineati e anche il Medio Oriente è considerato una parte dello scacchiere delle influenze. Oltre alla rivalità con l’Unione Sovietica, furono gli interessi economici legati al petrolio e la nascita dello Stato israeliano a far aumentare la presenza, e quindi la percezione d’ingerenza americana nella regione. Di conseguenza, e parallelamente, il sentimento antiamericano andò consolidandosi.
Proprio in questo periodo avvenne il viaggio in America di Sayyd Qutb che avrebbe poi pubblicato il libro “L’America che ho visto “, una critica durissima alla cultura americana considerata primitiva e soprattutto materialista, le due accuse che anche oggi si ritrovano nel discorso tipico dell’Islam radicale.
L’analisi della Meringolo prosegue mostrando anche diverse visioni proveniente dal mondo arabo e cercando di offrire una panoramica dei sentimenti antiamericani e della loro diffusione con continui riferimenti al mondo della cultura e in particolare della satira. Ne esce, quindi, una rappresentazione estremamente concreta del fenomeno, di cui si rileva che lega governi ed opposizioni avvalendosi anche di fantasiose teorie cospiratorie ben descritte nel testo.
Il ragionamento prosegue e va a concludersi mettendo sotto la lente di ingrandimento il rapporto instaurato tra gli ultimi inquilini della Casa Bianca e il mondo arabo. Ciò permette di analizzare l’evoluzione dell’antiamericanismo negli ultimi anni; un’ostilità cresciuta sempre di più soprattutto dopo l’invasione dell’Iraq e la condotta comunicativa e politica di George W. Bush. Il suo successore Barack Obama non è riuscito a sormontare gli handicap esistenti, nonostante la sua storia personale e lo storico discorso al Cairo (evento che viene puntualmente approfondito nel libro): il 4 giugno 2009 Obama lanciò segnali che avrebbero potuto favorire una distensione, ma che non si sono mai davvero concretizzati nelle scelte successive. Oggi il presidente Trump, secondo l’opinione dell’autrice, è a un bivio: seguire i tentativi di dialogo interculturale già intrapresi da Obama o chiudere quel canale con conseguenze che potrebbero diventare irreversibili.
Il Sogno Antiamericano. Viaggio nella storia dell’opposizione araba agli Stati Uniti, di Azzurra Meringolo Scarfoglio, CLUEB, Bologna, 2017, pagg 202, 18 euro.
Matteo Liberti