Luca Solari è professore ordinario di Organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi di Milano dove dirige il Master of Science in Management of Human Resources and Labour Studies ed è Presidente della Fondazione Filarete dedicata all’accelerazione di startup e spinoff biotech. Ha pubblicato per Routledge il libro Freedom Management che propone nuovi modelli di impresa, leadership e gestione delle persone orientati alla libertà.
Innovazione tecnologica e cambiamenti nelle aziende.Nel suo libro Freedom Management lei ha affermato che le imprese oggi hanno bisogno di infrastrutture più che di strutture. Ci approfondisce questo passaggio?
Siamo stati abituati a pensare a gerarchie attraverso chiavi orizzontali e verticali e attraverso ruoli formali. La realtà è che oggi le gerarchie sono basate su dei team che hanno orizzonti temporali differenziati. Si tratta di team che lavorano in parallelo, dunque la struttura tradizionale è divenuta inutile. Per infrastrutture si intendono strumenti che nascono con le tecnologie dell’information coordination e che, grazie allo sviluppo crescente del mobile e alla continua creazione di app, possono sostituire il modello tradizionale. Si arriva così alla Decentralized autonomous organization (Dao) che utilizza la tecnologia blockchain.
Lo spazio ed il tempo diventano concetti fondamentali anche all’interno delle aziende. Come si recuperano spazio e tempo nel mondo frenetico e digitale?
Questo è certamente un problema. Nelle strutture tradizionali c’era poca autonomia ma i ruoli erano ben strutturati con un inizio e una fine. Con i nuovi modelli, invece, non si può parlare nemmeno più di bilanciamento. Allora abbiamo più strade da percorrere. La prima è la strada individuale. Il tema in questo caso è la formazione: comprendere i propri limiti, essere in grado di usare strumenti concettuali e usare app per definire spazi e tempi per la vita personale. Basti pensare che nella Silicon Valley si stanno sviluppando vere e proprie cliniche per disintossicarsi. Poi c’è la strada delle tecnologie. Vedremo sempre più app e strumenti per bloccare persone, interrompere flussi e lanciare “warning” sulla quantità massima di attività da svolgere. La terza strada è organizzativa. Le organizzazioni dovranno comprendere che la produttività ha una relazione inversa con il tempo da dedicare alle attività.
Ci spiega il concetto di sensemaking nella formazione?
Con la fine del modello gerarchico le persone non vedono il proprio lavoro come una serie di compiti, ma vogliono capire l’obiettivo, la ragione, il senso. Nella formazione è necessario aiutare le persone ad acquisire strumenti per farlo. Il lavoratore vuole capire perché sta svolgendo una particolare mansione e il rapporto tra la mansione e i risultati attesi. Si raggiunge così un duplice obiettivo: il lavoratore è più motivato, è consapevole del senso, ed è una scelta propria. Questo è coerente anche con il fatto che è cambiato il modello di business: Siamo così abituati a poter scegliere come utilizzatori che ci chiediamo perché non possiamo scegliere anche nel lavoro.