Premio Nostalgia di Futuro, edizione 2012. Partecipare è facile basta inviare qui la tesi di laurea. Il tema di quest’anno è “La Persona Digitale. Individualità, privacy e regole nell’era dei media sociali”.
In sintonia con l’Agenda Digitale che conferma attenzione e sostegno alle Start-up, un modo per promuovere la crescita sostenendo i giovani, ecco un interessante evento organizzato, approfittando della presenza in Campania del guru della Silicon Valley Ben Casnocha (che a soli 24 anni è considerato dalla stampa americana “una delle figure più influenti nel mondo di Internet e della politica”): un TweetStorming su StartUp, autoimprenditoria e innovazione sociale. Il dibattito è stato animato da RENA ed analizzato con gli strumenti e le metodologie analitiche del Centro Studi Etnografia Digitale. Analizzare uno stream di tweet è sempre un’occasione sociologicamente ghiotta. Osservare un flusso di post/utenti che converge verso un medesimo hashtag significa avere la rara opportunità di visualizzare materialmente un concetto astratto: quello di pubblici interconnessi.
Per “pubblici interconnessi” si intende sia lo spazio costruito dalle tecnologie di Rete sia la comunità immaginata che emerge come risultato delle intersezioni tra relazioni sociali, tecnologie e pratiche culturali. Nel nostro caso la comunità immaginata, che emerge dallo spazio Twitter e che gravita attorno all’hashtag #startuptime, riflette sul concetto di StartUp, non solo inteso come nuovo modello di business ma anche come strumento di “societing” (www.societing.org).
Fulcro di tale riflessione collettiva è stato Ben Casnocha a cui tutti gli utenti si volgono per avere utili consigli o risposte a particolari domande. Il TweetStorming è un luogo digitale da cui emerge un discorso politico, co-creato dagli utenti insieme a Casnocha.
Si può dire che attraverso il TweetStorming, gli utenti Twitter diano collaborativamente corso ad una narrativa della social innovation.
Le imprese diventano sempre più aperte, si costituiscono sempre più come dei network sociali e questo comporta nuove forme di legami e di responsabilità verso quel sociale da cui sempre di più deriva il loro valore. Questo implica la necessità di una nuova filosofia, non solo di mercato, ma delle imprese nella loro totalità: noi la chiamiamo societing.
Viene a manifestarsi la necessità di lavorare con i legami sociali, di “fare società” instaurando nuove relazioni produttive che riescano sia a contribuire al bene comune sia a generare quella legittimità e quell’entusiasmo necessari per il funzionamento e la competitività di un’impresa. Questa necessità sta emergendo come un modo di aprire nuove fonti di valore e come un imperativo centrale per la sopravvivenza a lungo termine: sfruttare le capacità di organizzare processi di produzione – materiali e immateriali – che coinvolgano una larga moltitudine di attori, fra cui gli stessi cittadini.
Il punto è che assistiamo ad un’esplosione della produttività del sociale: la produzione di saperi non è più il privilegio delle imprese e fra poco neanche la produzione materiale lo sarà. Questo fa pensare che non saranno solo le imprese a trovare le soluzioni di cui abbiamo bisogno per superare il difficile periodo di transizione che ci aspetta, anzi, queste verranno dal basso, da milioni di piccoli imprenditori, inventori, hackers e scienziati-amatori.
Il societing, come lo vediamo noi, è un tentativo di assecondare il processo di socializzazione dei processi produttivi. In effetti per produrre innovazione sociale non serve evangelizzare le masse o muoversi in massa: l’innovazione sociale, come emerge dallo stesso TweetStorming, è un processo comunitario che nasce all’interno di piccoli gruppi affettivamente coesi (meglio se localizzati in un piccolo territorio), i quali hanno il merito rivoluzionario di innescare cambiamenti in noi stessi.
Ascoltare le conversazioni dal basso significa far propria quella che Gilles Deleuze e Félix Guattari avrebbero definito una “storia minore”. Le conversazioni dal basso provocano una interruzione (o un taglio) delle cartografie esistenti restituendoci quello che è stato trascurato, consentendo l’emergere di un’altra storia e di un paesaggio imprevisto.
 Se i sistemi di potere consolidati si rifiuteranno di ascoltare, come spesso accade, queste conversazioni cominceranno a colonizzare le narrazioni del contemporaneo minando al tempo stesso il futuro delle “verità” vigenti. 
Proprio per questo abbiamo scelto lo strumento del TweetStorming per trattare un tema delicato come quello delle StartUp ed abbiamo deciso di portarlo come nostro contributo all’evento “Italia Startup Open Day” che si è tenuto nell’incubatore trevigiano H-FARM. Un’audizione dedicata ai protagonisti del mondo del digitale che hanno avuto come interlocutore illustre il Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera. Un contributo dal basso che potesse portare in dote al dibattito visioni concrete e reali nei giorni in cui quella delle StartUp rischia di diventare una nuova ideologia a sostegno degli ultimi rantoli di un immaginario ormai vecchio e decadente.
Del resto di ideologie non abbiamo bisogno, sappiamo già cos’è che non va e che cos’è che vogliamo, è quindi di strumenti che abbiamo bisogno.
Lavoriamo in questa direzione. Ad maiora!
@mantralex

Analisi qualitativa di #startuptime
I tweet sono di per sé entità slegate, data la loro brevità non sono fatti per esprimere concetti eccessivamente articolati, spesso sono parziali, monchi. In effetti essi ci dicono poco se presi singolarmente, tuttavia, però, se li si osserva in profondità, si nota che tra di loro ci sono delle connessioni, dei silenti richiami reciproci che, più o meno esplicitamente, li legano a vicenda.È appunto dalla certosina ricostruzione di questi legami che è possibile far emergere dallo stream di tweet delle narrazioni coerenti, latrici di punti di vista peculiari e spesso innovativi.Cerchiamo dunque di individuare le principali narrazioni contenute nel TweetStorming #startuptime, ricordandoci sempre che è l’intelligenza collettiva degli utenti a raccontare, e non la singola voce di questo o quell’altro.


Che cos’è davvero una StartUp?

Rispetto a questo argomento, ovviamente, è Ben Casnocha a farla da padrone, soprattutto in quanto incalzato dagli utenti, ansiosi di saperne di più a riguardo. In generale secondo Casnocha una StartUp deve anzitutto configurarsi come una comunità fatta a rete. Tuttavia le reti devono essere costruite e coltivate proponendo tre regole auree:
a) interagisci con le persone il più possibile; 
b) mantieni vivi i contatti con esse, anche a distanza di anni ed anche in maniera blanda; c) cerca di capire come puoi essere utile ad una persona ed aiutala: vedrai che presto l’aiuto verrà ricambiato. 
Secondo Casnocha quest’ultima pratica è sinonimo di “pensare a lungo termine”: @FindingNemo76 @davideagazzi Personalize the outreach. HELP the mentor. Think long term. #startuptime [17.57]
Come si evince dal tweet sopra citato molto importante per lo startupper è la figura del mentore: una figura saggia ed esperta capace di infondere coraggio, di sostenere e guidare nelle scelte difficili. Per avvicinare un mentore e carpire la sua benevolenza è necessario fargli capire che gli si può essere utili.
Accanto alla figura del mentore, Casnocha tratteggia anche quella del leader, ovvero un soggetto carismatico capace di fare comunità con i suoi collaboratori insegnando loro, a loro volta, ad essere gestori e costruttori di comunità.
A supportare i progetti innovativi non ci sono solo i singoli ma anche e soprattutto le 
comunità, e più precisamente i network sociali. Ecco allora che diventa cruciale mappare
 le proprie reti: comprendere chi sa fare cosa, come ci può aiutare e come noi possiamo
aiutare lui. Ecco, dunque, che la pratica della mappatura dei network diviene strettamente 
funzionale alla loro costruzione e coltivazione.

Come misurare l’impatto sociale ed ambientale di una StartUp?
Posta la bontà intrinseca della StartUp in quanto modello di business, dal TweetStorming emerge una questione capitale:
@bencasnocha #startuptime how do you measure the value of a startup in terms of social and environmental impact? [17.47]
A questa domanda risponde direttamente Casnocha, il quale riflette sul fatto che le StartUp di successo di solito assumono personale, e questo ha sicuramente un impatto sociale positivo.
@avanzi_ Hard to do. In general, a for-profit startup that employs people has a huge positive social impact. #startuptime [17.47]
Alla questione della misurazione dell’impatto delle StartUp si aggiunge anche quella dei loro reward, questione di non facile soluzione dato il loro statuto ibrido di soggetto economico ed etico allo stesso tempo. In sintesi il TweetStorming partorisce due proposte. Ecco la prima:
RT @mantralex: #startuptime e se si misurasse l’impatto sociale di una SturtUp per tramutarlo in benefici fiscali ed altro? Questa è social innovation) [18.19]
La seconda è invece di natura più economicista, e così recita:
@ChiccoPanzetti: le imprese di successo dovrebbero sostenere le startup attraverso un fondo di solidarietà. #startuptime [18.25].
Tuttavia tale proposta genera subito diverse polemiche, che si sintetizzano nel seguente post, molto retweettato:
@gabrisorrentino @ChiccoPanzetti le grandi aziende devono farci affari con le startup,
non dare elemosina #startuptime [18.34].

Fallimento
Nel momento in cui una StartUp nasce le si prospettano dinnanzi due scenari: il successo ed il fallimento. Quello del fallimento delle StartUp sembra essere un argomento capace di suscitare un grande interesse negli utenti del TweetStorming. Secondo gli utenti, in Italia il fallimento è percepito come un’onta morale intollerabile. Tuttavia, continuano gli stessi, il fallimento è alleato dello startupper in quanto soggetto che osa può generare innovazione.
A fallire sono le idee, e non tanto le persone in quanto tali. A chiosa di questa riflessione Casnocha, incalzato sulla percezione del fallimento imprenditoriale negli Usa, afferma: Hard to generalize too much, but failure is generally accepted so long as you LEARN. “Good” failure = learning. #startuptime [17.42].

Cultura locale e territorio
L’humus privilegiato per la germinazione delle StartUp sono le “reti decentralizzate”, ed è per questo che, come sostiene Casnocha:
@davideagazzi @ProgettoRENA Probably makes more sense to focus on cities/regions than entire country. #startuptime
E non solo è bene concertare localmente le proprie energie imprenditoriali ma è buona norma fare perno sulla cultura e le tradizioni locali per sviluppare un progetto di innovazione di successo.
Il discorso collettivo sul territorio e sulla cultura locale sfocia, un po’ inaspettatamente, in quello sulle Università italiane. In particolare, a parere del TweetStorming, esse dovrebbero essere abolite, per essere riconvertite in “agenzie di sviluppo territoriale”:
@mantralex: #startuptime OK: chiudiamo le università che servono poco e trasformiamole in agenzie di sviluppo territoriale. EDU+Mentorship ̈+Incubatori;) [18.02]
Tuttavia non è molto chiaro come dovrebbe essere fatta e cosa dovrebbe fare esattamente un’agenzia di sviluppo territoriale.
Meno radicale in questo senso è Casnocha, il quale sostiene che le Università sono e devono essere un luogo di incontro tra studenti e (potenziali) mentori, e soprattutto luoghi in cui si costruiscono reti tra studenti.
Le StartUp sono una gran cosa, non c’è dubbio, tuttavia per il TweetStorming un grave ostacolo si frappone alla loro realizzazione in Italia: l’arretratezza culturale del Paese. Tale arretratezza si declina in due istanze:
a) l’eccessiva burocratizzazione e statalizzazione delle istituzioni pubbliche; b) il ristretto mindset dell’italiano medio.
Illuminante a tal proposito è la posizione di Casnocha il quale: 
a) non sembra del tutto convinto del fatto che l’Italia sia un Paese così tanto statalizzato; b) rimane colpito dalla sfiducia generalizzata che gli italiani sembrano dimostrare verso gli italiani:
@FusacchiA @progettorena @davideagazzi Indeed, so far in my trip many Italians have been negative about “national mindset.” #startuptime [17.37].
Data la sua estrema ricorrenza in tutte le discussioni on line di argomento politico, non vorremmo che esso funzionasse un po’ da alibi, come una scusa atta ad auto-sabotare i nostri stessi slanci di attivismo politico. In effetti l’innovazione sociale è un processo comunitario che nasce all’interno di piccoli gruppi affettivamente coesi (meglio se localizzati in un piccolo territorio), i quali hanno il merito rivoluzionario di innescare cambiamenti in noi stessi.

Conclusioni
A nostro avviso dall’analisi del TweetStorming si possono trarre due insegnamenti: 1) Tutto quello che è StartUp ed innovazione sociale è anti-economico (nel senso classico di razionale e volto al profitto individuale). StartUp ed innovazione sociale sono degli output ottenibili solo in reti sociali etiche, dove vige la norma dell’aiuto spontaneo e reciproco.
 2) L’innovazione sociale sembra spesso radicarsi nel passato, più che lanciarsi verso un ipotetico futuro. L’accento che il TweetStorming pone sul territorio, ad esempio, ci fa capire come spesso innovazione sociale sia sinonimo di valorizzazione dell’esistente (un esistete magari non visto o misconosciuto dai più).
Ritornando a quanto detto nelle prime righe di questa analisi narrativa, una abilità fondamentale per muoversi oggi nel mondo delle StartUp e in quello della social innovation consiste nel saper fare networking.
A sua volta, condicio sine qua non, per attuare un networking efficace è quella di saper mappare le reti. Ed ecco perché, al di là delle sue implicazioni teoriche, attraverso questo breve articolo, speriamo di avervi fornito dei validi suggerimenti metodologici per riconoscere, visualizzare e studiare i Social Network.

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