Alla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni
Alla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti
Al Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNNR Raffaele Fitto
La recente decisione del Governo di inviare il testo del Nuovo Codice degli appalti alle Camere per l’approvazione togliendo di valore  ad  una delle norme più avanzate  appena introdotte in materia di parità sostanziale, rivela  una inaspettata  disattenzione a mettere in campo politiche che realmente promuovano il ruolo delle donne nello sviluppo del Paese  ed anche la volontà di frenare gli impulsi virtuosi dati al sistema produttivo, alle istituzioni e alla società civile nell’ambito delle politiche per la  dignità lavorativa e sociale delle donne.
Togliendo il riferimento alla certificazione di genere come premialità si genera confusione nel sistema delle imprese che si era mosso investendo in questa ottica di genere e si sancisce non solo un passo indietro ma si mortifica un elemento valoriale dando un messaggio negativo di sine cura e di abbandono.
L’introduzione della certificazione per la parità di genere, prevista dall’articolo 46-bis del D.lgs. 11 aprile 2006, n. 198 (inserito dall’articolo 4, comma 1, della Legge 5 novembre 2021, n. 162) è stata salutata con entusiasmo e soddisfazione da tutte le donne italiane, non solo dalle attiviste e dalle giuriste ma da tutte coloro che si impegnano da anni per la piena uguaglianza.
Gli  Stati Generali delle Donne, che esercitano un coordinamento permanente sui territori, vogliono far giungere la voce di tutte quelle donne che speravano in una maggiore possibilità di impiego proprio per gli  sgravi contributivi  previsti ma anche di tutte quelle imprenditrici che nell’ambito del sistema produttivo sono state le più sensibili ad accogliere e promuovere l’innovazione legislativa.
Percepire la donna come categoria svantaggiata e non come risorsa attiva da sostenere per moltiplicare produttività, competitività e PIL, significa anche non aver inteso  che solo sostenendo lavoro e autonomia delle donne la natalità tornerà a crescere.
Da un governo guidato dalla prima Presidente del Consiglio donna  ci aspettiamo una  ulteriore riflessione per  tornare alla norma cosi come era stata promulgata nell’ambito della normativa a sostegno del PNRR per  sostenere il lavoro delle donne e allo stesso tempo la natalità.
Chiediamo che il Governo torni sui suoi passi e reintroduca nello schema di decreto legislativo il riferimento alla Certificazione di Parità di Genere ai sensi art. 46-bis del DLgs 198/2006, secondo la UNI/PdR 125:2022, rafforzandone il valore premiale attribuito all’offerta, in quanto al momento è l’unico strumento idoneo a certificare l’adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere da parte delle organizzazioni (già art. 95 comma 13 del D.Lgs 50/2016).
STATI GENERALI DELLE DONNE, coordinatrice nazionale Isa Maggi
COMITATO SCIENTIFICO Maria Ludovica Agrò, Maria Lippiello, Margherita Cogo, Laura Moschini, Marika Cefalù, Lucia Krasovec Lucas, Luciana D’Ambrosio Marri, Mirella Ferlazzo, Maria Pia Rossignaud.
Ambassador CITTA’ DELLE DONNE Luisa Cortese, Raffaella Pergamo, Maria Colombari, Laura Gori, Chiara Piscitelli, Manuela Amadei, Luisella Delle piane, Nadia Palozza, Luisa Galbiati, Raffaella Corti, Cristian Pagliariccio, Caterina Mazzella, Maria Anna Fanelli, Pina Rosato, Rosaria Nelli, Rosaria Avisani.
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