Stephen Hawking è stato uno dei fisici più influenti della nostra epoca, scomparso lo scorso 14 marzo all’età di 76 anni. Ha destato dunque molto interesse l’uscita del suo ultimo libro “Brevi risposte a grandi domande” – nelle librerie dal 16 ottobre – una raccolta di scritti postumi, di cui il Times ha anticipato in questi giorni alcuni stralci in anteprima.
Da questi ultimi si evince una visione che prefigura molte ombre sul futuro dell’umanità, soprattutto su una tematica estremamente attuale e che desta molta preoccupazione nella mente di Hawking: l’intelligenza artificiale. A questo proposito il fisico afferma: “In breve, l’avvento dell’IA superintelligente sarebbe la cosa migliore o peggiore che dovesse mai accadere all’umanità. Il vero rischio con l’intelligenza artificiale non è la malizia, ma la competenza. Un’IA super-intelligente sarà estremamente brava a raggiungere i suoi obiettivi, e se questi obiettivi non sono allineati con i nostri, siamo nei guai. Probabilmente non sei un malvagio nemico che muove le formiche per malizia, ma se sei responsabile di un progetto idroelettrico di energia verde e c’è un formicaio nella regione da allagare, peccato per le formiche. Non poniamo l’umanità nella posizione di quelle formiche“. Hawking sembra dare per assodato che lo sviluppo dell’IA sarà inevitabile, diretta conseguenza di un progresso scientifico sempre più spinto agli estremi, e porterà alla creazione di macchine talmente evolute da essere in grado di ragionare autonomamente, escludendo l’uomo dalle proprie decisioni: se non saremo in grado di porre un limite a questa indipendenza e autonomia – ci avverte – la fine delle formiche sarà un’ipotesi tutt’altro che remota.
Hawking tocca poi un punto di estrema rilevanza, quello dell’ingegneria genetica: la sua teoria è che la Terra, nel futuro, sicuramente andrà incontro ad una guerra nucleare o una calamità ambientale che la “paralizzerà”: ma in quella circostanza “la nostra razza ingegnosa avrà trovato un modo per svincolarsi dalla Terra e sopravvivere al disastro”. Si parla di una nuova razza di “superumani” che avranno sfruttato i progressi dell’ingegneria genetica per migliorare il proprio Dna e porsi in una condizione di superiorità rispetto agli altri: più forti nel fisico, con maggiore resistenza alle malattie, e dunque con un’aspettativa di vita migliore, e capacità mnemoniche e intellettive potenziate. “Una volta che questi superumani appariranno – continua il fisico – ci saranno significativi problemi politici con gli esseri umani ‘normali’, che non saranno in grado di competere con loro. Presumibilmente, moriranno o saranno insignificanti. Invece, ci sarà una razza di esseri autoprogettati che continuano a migliorarsi a un ritmo sempre crescente. Se la razza umana riesce a ‘riprogettarsi’, probabilmente riuscirà anche a espandersi e a colonizzare altri pianeti”. Anche sul problema del riscaldamento globale Hawking è molto chiaro e diretto: “Un aumento della temperatura oceanica scioglierebbe le calotte polari e causerebbe il rilascio di grandi quantità di anidride carbonica. Entrambi gli effetti potrebbero rendere il nostro clima simile a quello di Venere con una temperatura di 250° C”. In questo caso, però, il fisico britannico apre uno spiraglio di speranza per il nostro futuro, e ci lascia, come ultimo consiglio, quello di adottare l’utilizzo della fusione nucleare per produrre energia: un’energia pulita, l’unica energia pulita possibile, in grado di non alterare le condizioni climatiche del pianeta e garantirci ancora un domani.