Coinvolgere Ferdinando Imposimato ed Antonio Esposito sul tema della tecnologia al servizio delle indagini è stata impresa ardua, ma il loro pensiero è stato univoco sul caso Moro: “Si poteva scoprire tutto con i mezzi allora nelle mani degli investigatori, ma non ci fu la volontà di condurre bene le indagini. La tecnologia aiuta sicuramente, ma per salvare Aldo Moro non ce ne sarebbe stato bisogno”. Anzi, il giudice Esposito si è spinto oltre: “Forse con l’attuale tecnologia e con il rinnovamento degli ultimi 20 anni, le indagini sono meno minuziose, più pigre, anche se i depistaggi di un tempo possono essere evitati”
L’occasione per parlare di tanti temi, dalle stragi impunite alle donne in politica, passando per la tecnologia, è stata offerta dalla presentazione del libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia. Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera” scritto dal presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato, che si è tenuta venerdì 7 marzo a Vico Equense.
All’evento, organizzato dall’associazione Amici di Media Duemila e dal titolo “Nuova politica, antichi intrighi, dalle stragi ai delitti impuniti”, ha preso parte, appunto, anche Antonio Esposito, presidente di collegio presso la Corte di Cassazione e autore della prefazione al libro. A fare gli onori di casa, Pasquale Cardone dell’Associazione Amici di Media Duemila, e Donato Aiello, presidente della Pro Loco di Vico Equense; con loro anche Maria Pia Rossignaud, direttore di Media Duemila, e Valeria Valente, deputata e membro dell’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati.
“Tuttora esiste una strategia stragista al servizio della politica” secondo Imposimato, che ha ampiamente spiegato la sua tesi, facendo nomi e cognomi, pubblicando documenti secretati o scomparsi dagli archivi di Stato, ritrovati spesso quasi per caso dall’autore del libro durante le sue ricerche. “L’assassinio di Aldo Moro era collocato in una strategia più complessa di terrore – ha spiegato Imposimato – finalizzata ad ottenere risultati politici di un certo tipo. Stragi come quelle di Piazza Fontana o quella evitata allo Stadio Olimpico sono avvenute prima di un’imminente svolta politica, e spesso le mafie e le organizzazioni anarchiche sono state solo un mezzo”.
A poche ore dalla Festa della Donna, Valeria Valente ha voluto ricordare la figura di Aldo Moro, ma con una citazione di Tina Anselmi: “Quando lo Stato non trova la verità, è perché non la vuole trovare”. “Nonostante ciò – ha aggiunto la Valente – bisogna continuare a credere in uno Stato che sia dalla parte dei cittadini e, citando Aldo Moro, se l’autostrada è la Milano-Napoli, bisogna inaugurarla a Napoli, perché si parte sempre dagli ultimi”.
Ad aprire il dibattito, Pasquale Cardone: “È nostro dovere trasmettere ai giovani il dolore e quanto ha compromesso la democrazia in quel periodo”. Invece, le conclusioni sono toccate a Donato Aiello: “I 55 giorni che non hanno permesso all’Italia di cambiare, e che in realtà sono molti di più”.
Dario Sautto
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