di FORTUNATO PINTO –

Il cloud computing in Italia è ancora in fase di sviluppo: secondo l’ultima ricerca pubblicata da Enter the Cloud (riportata da Media Duemila alla fine di maggio 2012) il 64% delle aziende italiane non ha ancora adottato soluzioni Cloud. Il restante 36% le ha già applicate o lo farà entro il 2012. C’è invece molta indecisione tra il 43% delle imprese e addirittura il 21%  non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di farlo nel prossimo futuro.
Abbiamo deciso di affrontare questo tema, per chiarirne alcuni aspetti, con Dario Tecchio, direttore Vendite e Marketing dell’azienda padovana Infonet Solutions, che offre servizi cloud ed è impegnata nella produzione di soluzioni su misura per ottimizzare la gestione di piattaforme IT disegnate per migliorare le performance e per sviluppare efficienza e risparmio. Tra i vari progetti di Infonet Solutions, anche una collana di e-book intitolata Cloud e Business Italia, che approfondisce la conoscenza, le opportunità e i principi applicativi offerti dalle tecnologie di virtualizzazione del Desktop e dal Cloud Computing.

Tecchio, secondo lei il Cloud come può migliorare il business della Pmi italiana?
Attraverso il Cloud la piccola e media impresa italiana ha la possibilità di usufruire di maggiori servizi ed efficienze strutturali che in sede, a causa delle articolate infrastrutture e per gli elevati costi di installazione e mantenimento, non potrebbe permettersi. Per questo motivo il cloud computing non va inteso come una tecnologia sostitutiva, ma integrativa: le Pmi possono migliorare le proprie strutture affrontando spese più accessibili e offrendo prodotti e servizi migliori e competitivi.

Può parlarci della differenza tra il cloud compting per i consumer e per il business, anche in termini di sicurezza e privacy?
La differenza sostanziale si fonda su due aspetti, quello dei contenuti e quello delle applicazioni: per un privato il cloud è semplicemente la possibilità di avere a propria disposizione documenti e file multimediali online, accedervi in ogni istante e modificarli a seconda delle esigenze, come accade con i servizi di Google oppure con iCloud di Apple. Il consumatore non dà conto alle applicazioni nella nuvola, anzi, dà per scontato che tali applicativi siano presenti sul proprio dispositivo, desktop o portatile che sia. Per le aziende, invece, i contenuti restano in sede, mentre le applicazioni entrano nella “nuvola” e  rendono flessibili le attività. Le aziende, infatti, non hanno la possibilità di gestire enormi server farm, per questo l’utilizzo di applicativi in remoto si rivela una soluzione ottimale a favore dell’efficienza lavorativa. Per quanto riguarda i dubbi sollevati da qualcuno sulla privacy e la sicurezza, si tratta di timori infondati; i veri problemi per il cloud computing sono piuttosto la disponibilità dei dati e il costo: un’azienda ha la necessità di avere sempre a disposizione i suoi file e di poter comunicare con il provider dei servizi nella “nuvola”, ed essere a conoscenza dei cambiamenti della struttura e dei costi che questi cambiamenti comportano.

Cloud ed editoria, tra le varie iniziative la vostra azienda ha prodotto una collana di e-book, come crede che questo settore possa svilupparsi con i servizi online?
Il cloud ha permesso a business di portata minore di entrare a far parte del mondo dell’editoria: la produzione di un e-book, infatti, non è paragonabile a quella di un libro stampato: se per produrre quest’ultimo ci sono diverse fasi con costi molto elevati, per gli e-book, invece, si hanno vantaggi a livello di diffusione e spesa che consentono ad aziende come la nostra di superare i problemi di pubblicazione e distribuzione. Attraverso gli strumenti di editoria online come iTunes ed Amazon, che hanno costi molto competitivi, possiamo raggiungere un pubblico molto vasto senza affidarci a case editrici che si occupano della diffusione dei prodotti.

Fortuanto Pinto

media2000@tin.it

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