di SALVATORE IACONESI e ORIANA PERSICO –

Con il progetto di ricerca e la performance artistica de “L’Uomo Elettronico” (1), lanciate da Art is Open Source e FakePress Publishing in collaborazione con MediaDuemila, l’Osservatorio TuttiMedia sotto la direzione scientifica del prof. Derrick de Kerckhove, le tecnologie ubique materializzano nuove e affascinati forme di scrittura, quanto nuove forme di sensibilità e consapevolezza planetaria – in uno scenario che vede la nostra percezione del mondo radicalmente modificata.

Nel 1936 usciva “Tempi Moderni”, film magistralmente interpretato e diretto da C. Chaplin in cui un’umanita alle prese con la mutata condizione del mondo industriale viene messa in scena: il contatto con un nuovo insieme di tecnologie era la causa primaria di una mutazione che stava trasformando il loro modo di vivere, di rappresentare e percepire la realtà. Gli strumenti per la misurazione del tempo (orologi, ingranaggi, sirene…) erano tra i più efficaci agenti del cambiamento presenti nel film. Visivamente ubique, quelle tecnologie si mostravano quale sorgente di un cambiamento che, ben al di fuori delle mura della fabbrica, coinvolgeva tutti gli aspetti dell’esistenza umana, in modi non solo potenti e onnicomprensivi ma anche intimi e quotidiani a partire dalle nostre categorie spazio-temporali: per la prima volta nella nostra storia, l’esperienza del “tempo” diventa un’espreienza tecnologicamente mediata, dove l’inizio di una giornata era scandito dal suono meccanico di una sveglia.

In questi anni ci troviamo di nuovo al centro di una profonda mutazione, a indossare i panni di un Chaplin del nuovo millennio: non più impacciato nel vortice della trasformazione industriale, ma impegnato nell’acquisizione di nuovi spazi di pensiero, linguaggio, comunicazione e informazione.

Non è retorica. Si tratta realmente una mutazione epocale, i cui impatti si ripercuotono sul modo in cui lavoriamo, apprendiamo, comunichiamo, ci relazioniamo e passiamo il nostro tempo libero. Le reti e le tecnologie digitali alla base di questa mutazione determinano un cambiamento radicale nei nostri modelli di pensiero e di espressione. La scrittura, la lettura – e le conseguenti capacità di descrivere e comunicare il mondo che ci circonda, noi stessi e le persone con cui ci relazioniamo – sono al centro della mutazione contemporanea che viviamo in questi anni e che attraversa la nostra vita quotidiana.

Ne “L’Uomo Elettronico” uno scenario suggestivo ed efficace per mostrare questi nuovi spazi di possibilità ed opportunità prende vita e si rende osservabile.

Una performance globale è alla base di un progetto di ricerca capace di mettere in atto una nuova forma di scrittura e di sensibilità planetaria. Migliaia di QRCode (codici a barre bidimensionali), disseminati spontaneamente dagli utenti di Internet in molte città del pianeta  sotto forma di sticker urbani, sono la porta d’accesso per partecipare a questo esperimento globale: la creazione di un corpo e di un’identità connettivi e l’acquisizione di un “senso” aggiunto esternalizzato su un device tecnologico che ci portiamo ogni giorno in tasca. Quando una persona accede ad un QRcode, tutti coloro che hanno già preso parte alla performance sentono il proprio smartphone vibrare, ricevendo così uno stimolo capace di coinvolgere direttamente una dimensione fondamentale della nostra esperienza: il corpo. Ad oggi circa 50mila persone in tutto il mondo hanno partecipato, creando uno scenario di incredibile interesse scientifico e culturale per la possibilità di osservare ed avere esperienza di queste nuove possibilità: tecnologie ubique accessibili, capaci di mettere in relazione persone di ogni cultura e contesto sociale, a livello planetario; realtà aumentate, publishing ubiquo, interfacce naturali e sistemi georeferenziati capaci di creare e rendere usabili nuove forme di scrittura, nuove sensibilità e strumenti per la consapevolezza e la comunicazione.

A Pompei porteremo le tecnologie alla base dell’Uomo Elettronico, le racconteremo agli studenti e agli insegnanti e, assieme a loro, durante un workshop di due giorni creeremo scenari pratici in cui queste tecniche e metodologie possano dare vita a forme innovative di cittadinanza, capaci di raccontare la storia del territorio, l’identità delle persone, il valore della produzione e la ricchezza della cultura di una terra e delle persone che la abitano. Capaci, inoltre, di valorizzare e trovare usi efficaci agli investimenti delle amministrazioni pubbliche nella creazione di infrastrutture per l’accesso al mondo digitale sul territorio.

Un workshop che avrà la valenza della performance, unita a quella della scienza: i metodi formali tipici della ricerca si affiancheranno alla partecipazione ad una azione il cui desiderio è quello di rendere accessibili queste nuove forme di “scrittura sul mondo”, per suggerire opportunità concretamente raggiungibili. Appropriarsi di questi linguaggi, crearne le grammatiche, attuarli nella propria vita quotidiana divantano la condizione e lo strumento di un cittadino globale – e di un’idea di citadinanza – capace realmente di trasformarsi in agente attivo delle nostre società, più consapevole, tollerante e conscio del valore del proprio territorio.

Salvatore Iaconesi e Oriana Persico
www.artisopensource.net
www.fakepress.it

Note:
(1) Per partecipare alla performance e per maggiori informazioni è possibile visitare il seguente sito

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