La cronaca quotidiana prevale sulla visione del futuro. Dopo due secoli di produzione industriale senza ritegno da parte dei Paesi ‘avanzati’, oggi tutti fanno il conto dei costi economici, ambientali e sociali; quei Paesi che furono colonizzati imputano quelli più industrializzati. Ma oggi tutti i governanti non possono cassare le fonti energetiche tradizionali, né fermare la vita quotidiana. Tuttavia, anche se l’inquinamento globale sembra lento, bisogna agire subito, perché la progressione del degrado globale è implacabile. Gli slogan di piazza giovano a tener desta l’attenzione, ma solo grandi interventi multilaterali potrebbero essere efficaci. Dicono che ci siano trilioni di dollari a disposizione, tra investimenti pubblici e privati, ma gli interventi concreti sono scarsi, frammentati e appesantiti dalla burocrazia. Dobbiamo comunque provarci per sopravvivere.
259 – TIPPING POINTS
Un rapporto pubblicato recentemente dal PNAS (Accademia delle scienze Usa) mette a fuoco quali sono gli elementi critici fondamentali dell’inquinamento del nostro pianeta. Sono le ‘situazioni di destabilizzazione’, da intendere anche come ‘punti di ribaltamento’, con strette interrelazioni tra loro, che mettono in pericolo il nostro futuro. 1. Scongelamento del permafrost e rilascio di anidride carbonica e metano. 2. Dissociazione di idrati di metano suboceanici. 3. Degrado della foresta pluviale amazzonica. 4. Scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia. 5. Scioglimento della calotta di ghiaccio dell’Antartide. 6. Modifiche dell’assorbimento di radiazioni solari negli oceani (albedo). 7. Cambiamento della circolazione oceanica dell’Atlantico meridionale. 8. Indebolimento del monsone estivo indiano. Il documento analizza le problematicità sia singolarmente che nelle loro interazioni e ne calcola l’impatto economico utilizzando modelli di simulazione.
260 – CINGOLANI DA GLASGOW
Il Ministro italiano per la transizione ecologica, in Conferenza stampa per COP26, ha indicato gli obiettivi primari per la decarbonizzazione. In sintesi: il primo è cambiare la produzione di energia ed elettrificare tutti i comparti che oggi producono CO2; ci sono le nuove filiere dell’idrogeno verde, delle batterie, dell’elettrificazione dell’intelligenza artificiale applicata alle reti (le reti non sono abituate a gestire un ‘energy mix’ discontinuo come quello delle rinnovabili). Il secondo è un metodo indiretto per ridurre l’anidride carbonica: l’economia circolare che trasforma un rifiuto, plastica o residuo organico, in energia. Il terzo è il ‘carbon capture’: prendere l’anidride carbonica e metterla sotto terra, ovvero estrarre l’anidride carbonica dall’aria e trasformarla in carbonato di calcio; efficienza bassa, ma funziona. Infine occorre sviluppare tecnologie per l’adattamento, per esempio sul ciclo di purificazione dell’acqua, la nuova genetica delle piante ecc.
261 – ESCAPISMO
Scappare: fuga per la paura di povertà. I più grulli pensano alla Svizzera, qualche miliardario si costruisce il rifugio atomico sotterraneo, altri ricconi si fanno la nave inaffondabile. Ma l’arca di Noè oggi sarebbe assalita e distrutta. Intanto le migrazioni di popoli continuano. Continuano da secoli: dalle steppe verso i prati coltivabili, dal caldo verso il temperato, dall’Europa verso l’America, dall’Africa verso l’Europa, dalle Nazioni povere a quelle consumiste, dalle dittature alle democrazie (anche se imperfette). Per ‘convenienza’ scappano dall’Italia anche i laureati. Colpa di una cattiva organizzazione sociale e di un degrado di gestione amministrativa. Fa parte dell’inquinamento del sistema globale. In futuro non ci saranno più posti dove scappare. Sarebbe meglio restare indigeni e rimboccarsi le maniche. L’unico escapismo che ci possiamo permettere è in letteratura, nelle favole, nelle utopie, nei deliri: come chi progetta astronavi intergalattiche con umani selezionati, chi pianifica Second Life, Metaverso e paradisi con 72 vergini (che è genderly incorrect!).