Nei 711 anni di storia dell’Università La Sapienza è successo di tutto, la sua storia ha incrociato quella italiana, così come la sua cronaca, ha condiviso le trasformazioni ed i fermenti del paese eppure mai aveva visto una donna proporsi come suo Magnifico Rettore.
Tiziana Catarci, professore ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni presso la nuova Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica e presidente del Centro InfoSapienza, ha colmato questo ritardo e, a Settembre di quest’anno, parteciperà alle elezioni accademiche per la carica di Rettore insieme ad altri 4 colleghi maschi.
Questa notizia non poteva non interessarmi ed ho quindi chiesto alla professoressa di raccontarmi qualche cosa di questa sua scelta.
Tiziana Catarci, professore ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni presso la nuova Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica e presidente del Centro InfoSapienza, ha colmato questo ritardo e, a Settembre di quest’anno, parteciperà alle elezioni accademiche per la carica di Rettore insieme ad altri 4 colleghi maschi.
Questa notizia non poteva non interessarmi ed ho quindi chiesto alla professoressa di raccontarmi qualche cosa di questa sua scelta.
La candidatura vuole portare un segno di cambiamento ed essere una svolta tangibile e discontinua e, probabilmente, il seme di tutto questo sta lievitando e potrebbe portare un forte segno di riscatto in un settore, quello della Ricerca scientifica e del trasferimento del Sapere.
L’Università italiana è uno dei nodi sensibili della nostra crisi strutturale di paese che non cresce più e che ha smarrito il suo senso, sia come cultura che come risposta alle esigenze delle nuove generazioni di classe dirigente e imprenditoriale.
L’Università italiana è uno dei nodi sensibili della nostra crisi strutturale di paese che non cresce più e che ha smarrito il suo senso, sia come cultura che come risposta alle esigenze delle nuove generazioni di classe dirigente e imprenditoriale.
Tiziana Catarci, nell’intervista, parte dal libro di un suo collega, Giovanni Solimine, che in questi giorni ha fatto uscire, in un libro Laterza, un’analisi impietosa della situazione accademica italiana, per definire i criteri della sua proposta, mettendo la didattica al centro dei diritti e doveri del docente universitario.
Tutto questo lo chiedono gli studenti, lo chiedono le aziende, lo chiedono le famiglie che, oggi in particolare, investono moltissime risorse per cercare di dare un futuro ad una generazione che rischia di perdere tutte le future opportunità di dare e ricevere.
Le aprole chiave sono Didattica, ricerca e innovazione che si declinano nella partecipazione e nella collaborazione come racconta nella videointervista che suddiviso in tre parti.
Tutto questo lo chiedono gli studenti, lo chiedono le aziende, lo chiedono le famiglie che, oggi in particolare, investono moltissime risorse per cercare di dare un futuro ad una generazione che rischia di perdere tutte le future opportunità di dare e ricevere.
Le aprole chiave sono Didattica, ricerca e innovazione che si declinano nella partecipazione e nella collaborazione come racconta nella videointervista che suddiviso in tre parti.
Sicuramente La Sapienza ha bisogno di essere ridefinita newl suo ruolo di Università più popolosa in Italia ma che è solo sesta nel ranking nazionale del Censis e che ha perso posizioni notevoli negli ultimi 10 anni nelle classifiche mondiali, quando, in quel rinascimento lontano era tra le più importanti e che ha incubato, tanto per non fare esempi, quel gruppo di srtdenti e professori che contribuirono in modo sostanziale alla nascita dell’era nucleare, ” i ragazzi di Via Panisperna “.
[ Su La Sapienza, ricerca e innovaszione ne avevo scritto anche qui. ]
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