In Italia dal 1992, Tobias Piller, Presidente della stampa estera a Roma, racconta gli italiani ai tedeschi.
Davvero gli italiani sono un popolo di inaffidabili, come speso appare sui giornali di Berlino?
«L’Italia gode di grande simpatia all’estero. E questa fama è in parte anche stata costruita dagli oltre 5000 corrispondenti della Stampa Estera. Certo, loro vedono anche i difetti. Ma di solito è così, che il corrispondente conosce meglio l’Italia e la descrive in modo più differenziata, mentre le redazioni “a casa” spingono di più sui luoghi comuni».
Venti anni in Italia sono troppi o troppo pochi? «Qualche collega mi ha detto che si giudica bene Roma solo dopo qualche giorno o dopo molti anni. In generale, l’Italia è un Paese molto interessante per il lavoro del giornalista, perché molto variopinta, tra Trieste e Palermo, Torino e Bari, con tanti temi come imprese di successo, cultura, turismo, o cambi di governo».
Rispetto a venti anni fa, come è cambiata l’Italia? «L’Italia negli ultimi 18 anni ha vissuto nella Seconda Repubblica e aveva promesso tante riforme quando è stata ammessa all’Unione Monetaria. Purtroppo, non abbiamo visto un profondo cambiamento e adesso sembra punto a capo. Dovrebbe fare profonde riforme economiche, per reagire al declino causato dalla globalizzazione. E’ necessario un rinnovamento nella politica».
Rispetto ai colleghi italiani lei si sente più libero?
«Paragonato all’Italia, i media tedeschi sono in grande maggioranza gestiti da editori puri, e questo risparmia collegamenti con altri interessi degli editori come si conosce in Italia. Il mio giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung si può sentire davvero molto libero, perché ha come editore una fondazione con il compito di garantire la libertà del giornale. Ma la libertà ha bisogno di una base economica, e quella attualmente viene erosa da Google e l’internet gratis».
Quali sono gli aspetti in cui lei si è italianizzato? Cosa, invece, non accetterà mai dell’Italia?
«Quando sono in Germania, mi manca un buon espresso. E sono (ancora) più spontaneo, dall’altro lato più diplomatico di una volta. (A casa, in Baviera si tende di usare franchezza brusca). Una cosa alla quale non mi posso mai abituare sono i furbi nel traffico di Roma».
Crisi: l’Italia ce la può fare?
«L’Italia ha buone premesse per uscire dalla crisi. Non deve cambiare modello di business come la Grecia o in parte la Spagna. Ha giá industria, imprenditorialità, le basi per il turismo. Ma deve cambiare atteggiamento, per essere più attenta in ogni situazione alla competitività internazionale».
Come si vedono tedeschi ed italiani?
«C’è una verità nel detto che l’Italiano rispetta il tedesco ma non lo ama, il tedesco ama l’italiano, ma non lo rispetta. Mi auguro che tra qualche decennio rispetto ed amore siano più bilanciati».
In collaborazione con LumsaNews