Può sembrare e comportarsi come una bambina, ma è Tong Tong. Per passare da Aibo, il primo cane domestico, agli esseri umani ci sono voluti meno di 10 anni. Ma andando più indietro nel tempo, ho visto il primo bambino guidato dall’intelligenza artificiale al festival della new media art di Francoforte nel 1994. Si trattava del “Neuro Baby” dell’artista giapponese Naoko Toso (https://digitalartarchive.siggraph.org/artwork/naoko-tosa-neuro-baby/), non ancora un robot, ma già una creatura umanoide che imparava a parlare interagendo con il pubblico sotto forma di immagine video collegata a un microfono. Il secondo figlio dell’IA è stato il mio figlio digitale, la madre Franca Formenti e tecnicamente il  padre, il rimpianto Salvatore Iaconesi. Il suo nome è Angel-F per “Autonomous-Non-Generative-E-volitive-Life-Form” ed è ancora in giro per imparare a parlare. Anch’esso era guidato dall’intelligenza artificiale ed era in grado di interagire con il pubblico con frasi complete. È stato esposto sia alla Biennale di Berlino che alla conferenza sull’ambiente di Rio nel 2005. È possibile scaricare un libro completo sulla sua storia dal sito http://www.angel-f.it/

In realtà, la spinta a riprodurre gli esseri umani è iniziata già molto tempo prima con varie iterazioni di homunculi, come il Golem, il Turco meccanico e altre invenzioni che hanno mantenuto l’idea sullo sfondo della civiltà fino a quando non è arrivata al grande pubblico con la moda del “Tamagotchi” nel 1997. Il Tamagotchi è il primo compagnio domestico arrivato sul mercato dal Giappone e mai passato di moda. Naturalmente ha un canale YouTube dedicato e molti fan anche in Italia . Ad oggi sono stati venduti quasi 100 milioni di piccoli esemplari che permettono di portarli con sé come portachiavi e di prendersene cura.

Naturalmente, Tong Tong, che significa “bambina”, è ad un altro livello di prestazioni, forse meritevole di essere definito “il primo bambino AI del mondo” dopo essere stato rivelato dagli scienziati dell’Istituto di Pechino per l’Intelligenza Artificiale Generale (BIGAI). Secondo i suoi creatori, in meno di due anni dovrebbe avere il cervello di un diciottenne. Attualmente la bambina AI è già in grado di assegnarsi dei compiti, di imparare in modo autonomo e di esplorare l’ambiente circostante. Tong Tong si inserisce così in un’altra tendenza di compagni robotici che ha portato Aibo, ma anche il robot mobile per anziani di Amedeo Cesta del CNR (https://www.media2000.it/fabbrica-futuro-interazione-uomo-robot-cnr-partecipa-progetto-fourbythree/).

Al di là dell’uso pratico di questi dispositivi, c’è una spinta a lungo termine della civiltà a duplicare gli esseri umani sia meccanicamente che digitalmente, fisicamente e mentalmente, forse per servire o dominare, come molti sembrano temere. Personalmente, provo più curiosità che paura. Percepisco la convergenza tra robotica e IA, e in particolare l’intelligenza artificiale generativa, come molto più di un golem 2.0, una spinta collettiva semiconsapevole a fare pieno uso del corpo e della mente umana come modelli di creazione, proprio come l’apprendimento della lettura e della scrittura ha permesso a diverse società di fare pieno uso del linguaggio per creare la civiltà. 

 

Articolo precedenteNasce la nuova Audiradio: Antonio Martusciello Presidente
Articolo successivoChief AI Officer (CAIO) in azienda? Momento giusto per riflettere
Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".