I gruppi umani sono la somma di coscienze individuali, ma il gruppo per essere tale deve limitare il più possibile le identità individuali, permettendo a pochi membri del gruppo di emergere, emersione che ha come obiettivo la leadership dello stesso gruppo e non l’affrancamento dallo stesso.
Il gruppo è la ragione del tutto, la socialità umana è il mantenimento intimo del senso vitale.
Il gruppo è la ragione del tutto, la socialità umana è il mantenimento intimo del senso vitale.
Indubbiamente in ogni esistenza individuale l’autocoscienza è drammaticamente contrapposta al senso del gruppo.
Per rendere le singole identità coerenti tra di loro c’è la necessità di un meccanismo che le sincronizzi e le individualità e le amalgami così che le forze centripete non esplodano in modo distruttivo.
Nella Storia dell’uomo questo ruolo è stato svolto dalla religione, dalle leggi e dalle istituzioni.
Nella Storia dell’uomo questo ruolo è stato svolto dalla religione, dalle leggi e dalle istituzioni.
La sincronia mantiene la coscienza individuale allineata al gruppo, in quella che spesso si chiama coscienza collettiva, ma anche in quel concetto eraclitiano del Logos.
Il totemismo si sviluppa su alcune manifestazione di cui i principali sono il tabù ed il mito.
Il mito narra e introietta l’a priori su cui si fondano le regole ed i limiti.
Il mito narra e introietta l’a priori su cui si fondano le regole ed i limiti.
Elias Canetti descrive, nel suo ‘Massa e Potere’, il Ritmo come una delle componenti fondamentali dell’essere massa.
Lo stomaco collettivo, altra figura che Canetti usa nella sua opera, rende l’idea di un luogo come organo unificante di un organismo più complesso e reticolare, identifica la continuità della soddisfazione del bisogno come un rito collettivo e coordinato.
Lo stomaco collettivo, altra figura che Canetti usa nella sua opera, rende l’idea di un luogo come organo unificante di un organismo più complesso e reticolare, identifica la continuità della soddisfazione del bisogno come un rito collettivo e coordinato.
Lo stomaco collettivo è il luogo dove si consuma il pasto come comunione, simbolo tanto religioso quanto materialista, spezzare il pane e redistribuire la ricchezza generata dal lavoro di tutti sono la stessa identica pratica dello stomaco collettivo.
“il problema della giustizia è antico quanto quello della ripartizione” scrive Canetti.
Giustizia e ripartizione sono il ritmo che danno il passo all’insieme.
Lo stomaco collettivo consuma un pasto totemico, i cui ingredienti sono le parole chiave , emergenti, urlate, estruse dal rumore di fondo, concetti base che compongono le proteine di cui si nutre l’organismo massa.
Sminuzzate e macinate dallo stomaco collettivo ogni concetto raffinato, quello era stato confezionato con l’ausilio della scienza gastronomica, presentato col design del migliore impiattamento, a cui era stato attribuita una definizione creativa e originale, ridiventa la proteina base della comunicazione atavica.
Sminuzzate e macinate dallo stomaco collettivo ogni concetto raffinato, quello era stato confezionato con l’ausilio della scienza gastronomica, presentato col design del migliore impiattamento, a cui era stato attribuita una definizione creativa e originale, ridiventa la proteina base della comunicazione atavica.
Nel frammento finale c’è solo ossigeno e carbonio a comporre le molecole digeribili.
il resto sono scorie da espellere.
Nello stomaco collettivo non c’è spazio per pasti complessi e poco digeribili. La frammentarietà del linguaggio è compatibile con il ritmo coordinato della peristalsi, con quello circadiano della fame, con la dieta.
il resto sono scorie da espellere.
Nello stomaco collettivo non c’è spazio per pasti complessi e poco digeribili. La frammentarietà del linguaggio è compatibile con il ritmo coordinato della peristalsi, con quello circadiano della fame, con la dieta.
Nel ritmo collettivo c’è la percezione del movimento verso qualcosa che ha un senso interiore, ma di cui la sua ignoranza non ci rende minorati, anzi, la mancanza di una consapevolezza del suo Senso, diventa un fede.
Sappiamo che dobbiamo muoverci dentro lo Spazio, ma anche dentro il Tempo. Il ritmo collettivo è la comunione tra queste due astrazioni, dentro le quali viviamo sempre.
Seguire il ritmo collettivo, seguire la via, permette alla nostra vita di avere un NONsenso accettabile.
Sappiamo che dobbiamo muoverci dentro lo Spazio, ma anche dentro il Tempo. Il ritmo collettivo è la comunione tra queste due astrazioni, dentro le quali viviamo sempre.
Seguire il ritmo collettivo, seguire la via, permette alla nostra vita di avere un NONsenso accettabile.
Il tempo era frammentato dalla scansione delle ore, con meridiane o clessidre, prima, e dall’orologio poi. Ora et labora.
La scansione delle ore era un elemento umano, il significante era il segnale acustico, perchè il sentire la campanella o la campana, prescinde dall’osservare, l’udito è un senso che non si quieta, anche nel sonno.
Chi dorme è ridestato dal rumore esterno e non sempre dal segnale visivo.
il segnale visivo presuppone l’osservazione e l’hic et nunc.
Chi dorme è ridestato dal rumore esterno e non sempre dal segnale visivo.
il segnale visivo presuppone l’osservazione e l’hic et nunc.
La danza educa al ritmo collettivo, così come la marcia militare, la disciplina ginnica.
Al suono della musica, alcuni sensi si coordinano, l’udito trasmette il clock ritmico al cervello che lo trasforma in movimento, la vista computa il contesto spaziale e trasforma la matemarica musicale in geometria.
L’udito e la vista sono i sensi deputati al controllo. Con il controllo del contesto l’individuo sopravvive ai predatori e preda a sua volta, controlla ed è controllato.
Il settimo senso, il senso del tempo, è invece la percezione di quello che cambia astrattamente e che non viene misurato dai nostri sensori naturali,
Al suono della musica, alcuni sensi si coordinano, l’udito trasmette il clock ritmico al cervello che lo trasforma in movimento, la vista computa il contesto spaziale e trasforma la matemarica musicale in geometria.
L’udito e la vista sono i sensi deputati al controllo. Con il controllo del contesto l’individuo sopravvive ai predatori e preda a sua volta, controlla ed è controllato.
Il settimo senso, il senso del tempo, è invece la percezione di quello che cambia astrattamente e che non viene misurato dai nostri sensori naturali,
Il tempo trasportato nel web è un tempo diverso da quello ‘reale’, appartiene alla virtualità ed è la caratteristica più liquida tra quelle che gli sono specifiche.
La televisione, media elettrico per definizione, ha il suo tempo nel palinsesto, una struttura organicamente definita, che svolge il nastro temporale in accadimenti precisi che sono i programmi che contiene.
La radio è una sequenza di clip, anelli che compongono la playlist, musicale o dialogante
La radio è una sequenza di clip, anelli che compongono la playlist, musicale o dialogante
Il libro per la sua natura di oggetto in uno spazio, reale e manipolabile, èo legato alla sincronizzazione alla fatica ma anche all’immersione interiore.
Il tempo che fluisce dentro e con i media tradizionali è ancora controllato dalla mente.
Il tempo che fluisce dentro e con i media tradizionali è ancora controllato dalla mente.
Nel web, al contrario, il tempo è frammentato ed è equivalente allo spazio infinito che è tipico di ogni anello, anello che peraltro non ripropone mai lo stesso identico spazio, perchè il ricongiungimento può avvenire attraverso il caso. la randomicità, l’algoritmo della serendipità.
Ipertesto, reset, terza dimensione, multidimensionalità, ridondanza, start&go sono tutte caratteristiche specifiche delle funzionalità topologiche, interattive e creative del web.
Caratteristiche che rendono limbica e atemporale la gestione del tempo negli ambienti online.
Ipertesto, reset, terza dimensione, multidimensionalità, ridondanza, start&go sono tutte caratteristiche specifiche delle funzionalità topologiche, interattive e creative del web.
Caratteristiche che rendono limbica e atemporale la gestione del tempo negli ambienti online.
Queste differenze ha come conseguenza la necessità di una sincronizzazione del tempo reale con quello virtuale, oppure, in modo molto più critico, un conflitto tra gestione del tempo dentro e fuori dalla rete.
Personalmente credo che la virtualità stia diventando un’organismo concorrente, nell’ecosistema uomo, rispetto al mondo reale.
E’ diventato tale per una serie di ragioni economiche, politiche, sociali e culturali.
indubbiamente l’economia digitale è altrove rispetto a quella analogica. La sua tendenza è quella di inglobarne le risorse, intese come risorse finanziaria, mercati e risorse di sviluppo.
Tutti i comparti economici nei quali è possibile la smaterializzazione di merci e servizi stanno costruendo i loro ecosistemi basati sull’online.
La governance sociale e politica si sta interrogando se sia utile e più economico discutere di luoghi smart, di sorveglianza non invasiva ma immersiva e di nuove forme di aggregazioni non più sociali, ma social.
indubbiamente l’economia digitale è altrove rispetto a quella analogica. La sua tendenza è quella di inglobarne le risorse, intese come risorse finanziaria, mercati e risorse di sviluppo.
Tutti i comparti economici nei quali è possibile la smaterializzazione di merci e servizi stanno costruendo i loro ecosistemi basati sull’online.
La governance sociale e politica si sta interrogando se sia utile e più economico discutere di luoghi smart, di sorveglianza non invasiva ma immersiva e di nuove forme di aggregazioni non più sociali, ma social.
La produzione di senso, di modelli e di informazione non può più prescindere da declinazioni legate alla rete.
La stretta che l’online produce nei confronti della realtà è mortale non per le persone ma per quest’ultima, tanto che viene da chiederci se la realtà sia una necessità oppure un lusso inutile.
Questo perchè una parte degli esseri umani hanno scoperto che possono sicuramente vivere nella virtualità, lo possono fare in modo più piacevole, sicuro e in modo meno faticoso.
Quello che, questa parte di umanità, deve cedere per poter partecipare alla virtualità è una parte di natura umana. Il nuovo contratto sociale si baserà su questa accettazione.
Alla base di ogni contratto sociale c’è un movimento di dare e avere, di rinuncia per acquisire diritti.
La pressione normativa e sociale che determina lo svolgimento del tempo, come la intendeva Durkheim, nel web è controllata in modo omeostatico; ad ogni azione, una scelta, un click, il passaggio del mouse sopra una zona sensibile dell’ipertesto, il tocco del dito sullo schermo, la pressione barometrica nella kinetics, la geolocalizzazione produce una controazione controllata da un algortimo interno attraverso un flusso preordinato. Che è sempre tale. L’algoritmo presiede al caos, il solo evento fuori controllo relativo è il crash del sistema a cui si ovvia con il suo reset, che è il ritorno alla verginità, alla purezza precedente all’errore.
Non c’è morte nel virtuale, la sospensione del tempo è la sua nootemporalità rovesciata dove gli esseri che popolano la rete sono eternamente vivi, anche dopo la loro morte reale.
Anche la cancellazione di un dato non significa la sua fine. Esiste la copia, esiste la ricostruzione, esiste la rigenerazione, ed esiste il ripristino.
Non c’è morte nel virtuale, la sospensione del tempo è la sua nootemporalità rovesciata dove gli esseri che popolano la rete sono eternamente vivi, anche dopo la loro morte reale.
Anche la cancellazione di un dato non significa la sua fine. Esiste la copia, esiste la ricostruzione, esiste la rigenerazione, ed esiste il ripristino.
Nello stesso tempo il tempo virtuale è un eterno presente, al contrario, per un’identità reale, prevale sullo stato presente, il suo passato e il suo futuro.
L’attimo non è mai fuggente.
Si può tornare continuamente indietro e poi, quando quello spazio riconquistato è stato individuato, il flusso scorre verso il futuro che già conosciamo.
Non soltanto tutto questo, ma il potere di predittività degli algoritmi semantici ci fanno conoscere il nostro futuro in tempo reale, presentandoci quelli che potrebbero diventare amici, quelli che potrebbero leggere i nostri contenuti, quelli che potremmo contattare per chiedere un consiglio o che potrebbero acquistare la nostra merce.
Non soltanto tutto questo, ma il potere di predittività degli algoritmi semantici ci fanno conoscere il nostro futuro in tempo reale, presentandoci quelli che potrebbero diventare amici, quelli che potrebbero leggere i nostri contenuti, quelli che potremmo contattare per chiedere un consiglio o che potrebbero acquistare la nostra merce.
Il senso disagevole che, nella vita reale, ci da l’affrontare senza rete il futuro, scompare nella rete, la connessione universale sincronizza passato e futuro, nell’eterno ritorno.
Il tempo trascorso online è appagante e questa è la moneta con cui scambia il tempo della nostra vita.
I riti totemici hanno lo scopo di ingraziarsi soggetti a cui si riconosce potere taumaturgico, forza protettiva, proprietà divinatorie e predittive, controllo sugli eventi.
L’oggetto totemico gode della protezione, a sua volte, della comunità dei devoti, del riconoscimento dei suoi poteri tramite rappresentazioni misteriche, segrete, esoteriche.
Lo stomaco della comunità si nutre della presenza del totem spingendosi fino a sacrificarlo facendolo materializzare da Dio a essere umano. Solo in seguito lo stomaco si nutrirà di un significante, dopo averlo interiorizzato il lutto del suo ritorno al divino.
L’oggetto totemico gode della protezione, a sua volte, della comunità dei devoti, del riconoscimento dei suoi poteri tramite rappresentazioni misteriche, segrete, esoteriche.
Lo stomaco della comunità si nutre della presenza del totem spingendosi fino a sacrificarlo facendolo materializzare da Dio a essere umano. Solo in seguito lo stomaco si nutrirà di un significante, dopo averlo interiorizzato il lutto del suo ritorno al divino.
La Rete è un luogo che ha una sua storia mitica. In questo non è un media ma un luogo sacro, sacralità data dalla sua virtualità, una forza immanente, predittiva, onnicomprensiva, onniscente, onnipresente e amorale.
Il Telegarden di Ken Goldberg era un’installazione tecno-artistica, dove la robotica era il centro di una spiritualità totemica, un totemismo traslato dal tamagochi e dai giochi di simulazione e di ruolo.
Il Telegarden di Ken Goldberg era un’installazione tecno-artistica, dove la robotica era il centro di una spiritualità totemica, un totemismo traslato dal tamagochi e dai giochi di simulazione e di ruolo.
Il Giardino consisteva di un braccio robotico con il quale persone che si connettevano da remoto potevano dare comandi al sistema e che venivano a lro volta tradotti in azioni.
Lo scenario era un semplice giardino in cui piante e fiori erano coltivate da visitatori e utenti.
Dal 1995 al 2004 oltre 9000 giardinieri hanno contribuito alla cura del Telegarden.
Lo scenario era un semplice giardino in cui piante e fiori erano coltivate da visitatori e utenti.
Dal 1995 al 2004 oltre 9000 giardinieri hanno contribuito alla cura del Telegarden.
Dato che non vi era nessuna valenza pratica e nessun vantaggio nel partecipare a questo progetto, se non quello di contribuire ad un Rito simbolico si potrebbe dire che il Telegarden è stata una liturgia che celebrava una divinità robotica attraverso il simbolo della terra, della vita e della sua cura.
Con il linguaggio della Natura, Uomo e Macchina erano sincronizzati tra di loro per generare la Vita e prendersene cura.
Per l’umano il concetto latente è ‘ addomesticare la macchina, come fecero i nostri antenati con la Terra’.
Per il sistema è ‘ misurare e convertire in maggiore efficienza ‘.
Per ogni sistema oggi, che sia un tamagochi, un video giocata tra più player, un flashmob o una causa umanitaria o di marketing, il senso su cui si lavora è ‘ addomesticare l’utente e ridurre le sue reazioni ad una sequenza binaria’.
Con il linguaggio della Natura, Uomo e Macchina erano sincronizzati tra di loro per generare la Vita e prendersene cura.
Per l’umano il concetto latente è ‘ addomesticare la macchina, come fecero i nostri antenati con la Terra’.
Per il sistema è ‘ misurare e convertire in maggiore efficienza ‘.
Per ogni sistema oggi, che sia un tamagochi, un video giocata tra più player, un flashmob o una causa umanitaria o di marketing, il senso su cui si lavora è ‘ addomesticare l’utente e ridurre le sue reazioni ad una sequenza binaria’.