In questi giorni non si parla altro di Immuni l’app che ci salverà. In effetti il nome è ben scelto, peccato che se come dice Roberto Saracco non sarà scaricata da almeno il 60% della popolazione si rivelerà inutile. In più c’ è la questione tempo come in ogni scelta dell’oggi conta la velocità. Maria Pia Rossignaud nel suo primo articolo sulla pandemia ha parlato di cellulare quale gemello digitale utile ad un possibile  contenimento della diffusione del virus. Gemello Digitale  (il telefonino) e le informazioni salva vita  è il titolo dell’articolo datato 13 marzo. Mentre scrivo vivo il giorno  23  di aprile  2020 e siamo ancora al livello di scelte sull’applicazione. Per questo ho accettato di firmare la petizione “Tracciamento dei contatti e democrazia” suggeritami da Francesca Bria,  cara amica eccezionale innovatrice che oggi presiede il Fondo Nazionale Innovaziona creato il 21 gennaio da Cassa Depositi e Prestiti e proposta da Nexa center for Internet & Society.  L’appello Tracciamento dei contatti e democrazia mi riportano all’articolo letto sulla rassegna stampa del Corriere della Sera (23 aprile 2020) che riprende l’articolo di Tomas Pueyo (psicologo, francese ora in California) che su Medium racconta di come Taiwan, Singapore  e la Corea del Sud hanno contenuto l’epidemia senza lockdown. Di fatto questi paesi hanno usato il telefonino per monitorare le persone ed ha vinto chi lo ha fatto con più precisione. Ed è qui che si evidenzia quanto ormai penso e ripeto in diversi contesti: l’epoca dell’approssimazione è finita.

Nel mio manifesto della cultura digitale la cui prima stesura risale al 2013 sostenevo già che dal matrimonio fra Cultura e Tecnologia dovrebbe nascere un mondo in cui la comunicazione sia aperta, fluida e trasparente, la mediazione fra libero scambio e protezionismo diventi possibile e soprattutto la sicurezza non diventi insopportabile censura. Rileggendo queste frasi dopo 10 anni e dopo il Covid 10 sento più che mai che c’è da pensare. Pertanto mi ritrovo nei punti della lettera che sottolinea l’importanza della scelta dell’app ma temo che la datacrazia possa avere il sopravvento.

 

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".