Giampiero Gramaglia ci aiuta a conoscere i tanti pretendenti e rivali di Barack Obama, svelandone pregi e debolezze, in vista delle presidenziali del 2012 “dove sarà l’economia il vero ago della bilancia per la vittoria finale.”
Sul fronte conservatore, i repubblicani “appaiono quasi rassegnati a scegliere il proprio sfidante alla Casa Bianca tra personaggi senza carisma” osserva l’autore. Sebbene ancora troppo eterogenea, la gamma dei futuri avversari del presidente potrebbe pero’ rivelare ancora molte sorprese. E allora ecco, in questo ricco manuale alle presidenziali Usa, un identikit degli otto candidati repubblicani ufficiali più tre outsider, tra i quali spicca l’icona del Tea party Sarah Palin: senza di lei “la campagna repubblicana risulterà più noiosa e quindi meno seguita dai cittadini” fornendo così “una chance in più per Obama”.
Nel volume, terminato alcune settimane prima del passo indietro di Hermain Cain, il re della pizza è descritto già come una stella cadente, punito da gaffe madornali e, soprattutto, dalle imbarazzanti accuse di molestie sessuali. Sul podio dei favoriti invece Mitt Romney, imprenditore mormone, sposato con 5 figli e uomo-chiave del successo delle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City nel 2002. Romney è “il battistrada in quasi tutti i sondaggi. E’ serio e credibile ma freddo e troppo moderato per appassionare i conservatori arrabbiati”, spiega Gramaglia. Il governatore del Texas Rick Perry, “evangelico e ultra-conservatore”, punta invece, proprio come la meno favorita Michele Bachmann, “sul voto qualunquista” ma ora “sembra già spompato, esposto alla merce delle sue gaffe”. Alle sue spalle, si piazzano un “vecchio arnese” della politica a stelle e strisce come Newt Gringrich, “politico d’esperienza dotato di tenuta sulla distanza”, e il ginecologo Ron Paul, considerato “un padrino intellettuale” del Tea Party.
Ma alla fine, Obama riuscirà a confermarsi alla Casa Bianca? Per Gramaglia – che dedica la seconda parte del libro alle “regole del gioco” del lungo viaggio elettorale e ad alcune curiosità storiche legate al voto – quello del presidente è stato “un mandato ad handicap” nel quale Obama “non ha certo trovato lo slancio della campagna elettorale, deludendo i suoi sostenitori senza, peraltro, soddisfare i suoi oppositori”. Mentre in politica estera, l’uccisione di Bin Laden e il ritiro delle truppe dall’Iraq sono certamente delle armi in più per il presidente anche se, “economia, lavoro e società sono in genere in testa ai criteri di scelta degli elettori”. Con il fronte del Gop ancora diviso, molto dipenderà dalla congiuntura economica, quindi, in un’America dove il recente movimento degli indignados “ha per protagonisti proprio quei giovani idealisti che nel 2008 avevano fornito supporto e sostegno, entusiasmo e capacita’ tecnologica, alla campagna di Obama”.
Autore.
Giampiero Gramaglia è nato a Saluzzo nel 1950. E’ un giornalista italiano.
È stato direttore dell’ANSA dal 2006 al 2009, inizia la carriera di giornalista professionista nel 1972 con alcuni quotidiani locali, e nel 1979 diviene corrispondente da Bruxelles della Gazzetta del Popolo.
Nel 1980 entra a far parte dell’ANSA, e nel 1984 diventa il direttore della sede di Bruxelles dell’agenzia, all’interno della quale svolgerà tutta la sua carriera giornalistica divenendo prima caporedattore, poi responsabile delle redazioni estere e nel 1997 vicedirettore con delega alle redazioni estere.
Nel 1999 dirige l’ufficio dell’ANSA a Parigi e dal 2000 l’ufficio dell’ANSA a Washington fino al 2006, anno in cui è nominato direttore responsabile dell’agenzia.
Nel 1992 ha fondato l’European Press Club, di cui è segretario generale.
Dal 2009 è editorialista de il Fatto Quotidiano e consigliere per la comunicazione dell’Istituto Affari Internazionali.
È membro della Fondazione Italia USA.
Dal 4 ottobre 2010 è direttore dell’Agence Europe.