Secondo l’analisi svolta da Reputation Rating, presente nel nuovo numero di Reputation Review: Quarto Potere, la tv italiana si colloca sorprendetemene al quinto posto al mondo per livello di affidabilità e autorevolezza del settore televisivo, nella percezione internazionale. La Norvegia è al primo posto. La top 5 vede anche un importante secondo posto per la Corea del Sud, la cui K-Culture è sempre più in ascesa a livello globale. A impattare maggiormente sulla classifica sono i Driver reputazionali Prodotto & Servizio, leadership & Innovation e CSR (Responsabilità Sociale). Gli Stakeholder presi maggiormente in considerazione sono stati soprattutto Cittadini, Istituzioni e Società.

L’Analisi

Prendendo in considerazione il periodo d’esame 2021-2022, la classifica ha messo in evidenza i Paesi con la migliore reputazione televisiva al mondo, premiando a sorpresa Norvegia e Corea del Sud, prendendo in considerazione non solo gli aspetti economici, bensì tutti i driver e stakeholder della reputazione (con particolare peso all’innovazione e alla responsabilità sociale – CSR – percepita).

Questo è quanto emerge dalla nuova analisi realizzata dal Reputation Rating, l’unico motore di ricerca e comparazione di Brand basato su un algoritmo che offre una valutazione completa, tangibile, affidabile e imparziale della Reputazione di Brand, soggetti e Organizzazioni; l’algoritmo “Reputation Rating” pesa e misura le dimensioni della reputazione, certificando una serie di parametri oggettivi e soggettivi, attraverso la tecnologia blockchain.

Il contesto pandemico ha inciso molto sulle abitudini dei telespettatori internazionali, in particolare sui consumi televisivi i quali hanno segnato un brusco aumento soprattutto in termini di abbonati a piattaforme streaming: il settore con la crescita più significativa.

Possiamo infatti notare con facilità come la logica dei palinsesti televisivi tradizionali sia ormai obsoleta agli occhi degli spettatori, sempre più abituati all’on-demand, ossia ad avere la libertà totale di scegliere cosa, quando e dove guardare un determinato programma Tv.

Pertanto, nello stilare la classifica si sono tenuti in considerazione i fattori culturali e di contesto dei singoli Paesi, tra cui l’indice di libertà di stampa.

La classifica del Reputation Rating

Di seguito, riportiamo finalmente la classifica dei primi 5 Paesi per reputazione televisiva nel mondo:

  1. Norvegia
  2. Corea del Sud
  3. Stati Uniti
  4. Inghilterra
  5. Italia
  6. Spagna
  7. Germania
  8. Finlandia
  9. Francia
  10. Giappone

Al primo posto troviamo sorprendentemente la Norvegia, trainata dal driver reputazionale della responsabilità sociale.

Scendendo proprio in campo di CSR, negli ultimi mesi è stato rilevato un forte boom reputazionale, il quale è coinciso con lo spot natalizio di Posten, la Posta norvegese. Nel film ‘When Harry Met Santa’, ideato da Pol Oslo, veniva proposta una storia romantica tra Babbo Natale e Harry, cinquantenne che lo aspetta con ansia ogni anno anche se il tempo per stare insieme è sempre pochissimo. Fino a che un accordo tra Babbo Natale e Posten permetterà ai due di vivere finalmente il loro amore.

Lo spot-film ha celebrato i 50 anni della legge che in Norvegia ha permesso alle persone di amare chi vogliono.

“La Norvegia, che troviamo al primo posto della classifica Reputation Rating, conta non a caso il primato internazionale anche per libertà di stampa (fonte RSF): l’opinione pubblica nei confronti del servizio di informazione e attualità è molto alta. In Italia, occorre ancora lavorare molto su questo aspetto, per offrire un servizio televisivo non solo moderno, ma aperto a tutte le voci degli stakeholder. Business+, la nascente piattaforma Tv on-demand di Zwan, disponibile dal 15 Aprile, risponde proprio al fallimento dei palinsesti delle Tv generaliste, dove manager e imprenditori non trovano più spazi per confronti concreti e produttivi sulle reali urgenze dell’economia reale.” –commenta così Davide Ippolito, cofondatore di ReputationRating e Business+.

A dare un’ulteriore spinta alla CSR della televisione Norvegese, è anche il grado di apertura verso i classici tabù della televisione occidentale. È facile ad esempio incontrare nel palinsesto programmi di educazione sessuale per ragazzi, con un linguaggio chiaro e diretto (come nel noto programma Newton di Line Jansrud).

Il secondo posto è occupato altrettanto a sorpresa dalla Corea del Sud. La motivazione di questo successo è presto detta, se solo pensiamo al fatto che anche qui in Italia non abbiamo più difficoltà a citarne prodotti cinematografici e televisivi di successo.

Questo Paese non può dirsi una sorpresa in ambito economico internazionale, soprattutto grazie alle tre grandi aziende SamsungLG e al gruppo Hyundai-Kia. Ma dal punto di vista televisivo, la crescita è senza precedenti.

I nostri clienti di tutto il mondo sono ansiosi di guardare nuove serie e nuovi film coreani originali. Siamo pronti a soddisfare le loro richieste aprendo due stabilimenti di produzione in Corea del Sud“. Queste parole, vengono direttamente da un comunicato ufficiale rilasciato da Netflix, lo scorso gennaio. La richiesta di prodotti di intrattenimento made in Korea – non solo film e serie ma anche musica – sta crescendo sempre di più, anche in Occidente. Basti pensare che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020, il colosso dello streaming ha investito in contenuti coreani la bellezza di 700 milioni di dollari, con più di 80 programmi realizzati in Corea e guardati dal pubblico di tutto il pianeta.

Joe Casini, cofondatore di ReputationRating e Business+, commenta così il secondo posto della classifica: “Osservare la realtà sotto la lente della complessità, ossia con una visione sistemica degli eventi, permette di trovare soluzioni trasversali a problemi specifici. L’ascesa della Corea del Sud, infatti, risponde ad una precisa strategia di ripresa economica dopo la crisi finanziaria asiatica di fine anni ‘90. Da allora, il governo sudcoreano iniziò una politica di esportazione mondiale della propria cultura popolare, come precisa iniziativa di crescita economica. Un vero e proprio soft power, ossia l’utilizzo di strumenti non militari per promuovere uno Stato nel mondo, e oggi, attraverso la K-culture, la Corea del Sud è riuscita effettivamente a migliorare la propria immagine internazionale, con una netta crescita in termini di turismo ed economia”.

Nella top 5, troviamo a sorpresa anche l’Italia, con ampi margini di crescita per il futuro, in particolare in campo di Innovazione, CSR e reputazione nei confronti degli Investitori.

Completano la top5 i colossi anglosassoni USA e Inghilterra, i cui network sono senza dubbio quelli che raggiungono il maggior numero di spettatori in tutto il mondo. Proseguendo nella classifica, tolto il decimo posto raggiunto dal Giappone, è en plein europeo: al sesto posto la Spagna, altro paese di forte tradizione televisiva, che ha provato negli ultimi decenni a realizzare prodotti di successo seriali, subito riconoscibili agli occhi del pubblico internazionale. Questo, grazie a un preciso stile di riprese e di storytelling, che ha generato una forte nicchia di spettatori fidelizzati. Un vero esempio di focalizzazione reputazionale, applicata al mondo televisivo. Segue la Germania, a cui nel periodo in esame è associato un boost reputazionale – in campo leadership e Responsabilità Sociale – in seguito alla presa di posizione nei confronti della Russia, alla luce delle più recenti tensioni geopolitiche in corso in Ucraina. Nel concreto, la commissione tedesca per le licenze a radio e televisioni (Zak) ha imposto un divieto di trasmissione al canale russo Rt. I media tedeschi hanno ricordato come Rt abbia diffuso servizi tendenziosi con notizie poi non confermate durante i mesi turbolenti delle migrazioni in Germania del 2015 e 2016. Settimo posto per la Finlandia, con motivazioni simili a quelle dei “cugini” norvegesi. Non a caso, nell’indice internazionale di libertà di stampa, la Finlandia registra la seconda posizione al mondo. La Francia si colloca in ottava posizione, con un ruolo storico nel panorama televisivo e soprattutto cinematografico che tutt’ora vale una forte leadership nel mercato internazionale.

Chiude, come anticipato, il Giappone: la reputazione televisiva nipponica è fortemente guidata da una realtà aziendale sensazionale, Rakuten TV, la Tv Giapponese “senza confini”. La piattaforma, decisa a ritagliarsi uno spazio anche nell’affollato mercato televisivo europeo (in Italia ha portato per prima i canali britannici della BBC e di The Guardian), conta sulla manager Yuko Oki per imporre la propria filosofia aziendale, fondata sull’inclusività “naturale” e sull’empatia: «Vogliamo posizionarci puntando su esoticità e globalità, sull’essere giapponesi ma anche universali». Attiva in più di 40 paesi europei, la piattaforma non offre gli stessi servizi ovunque.

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