Ucraina

A Bakhmut, in russo Artemivsk, nell’ovest del Donetsk, nel Donbass, si combatte da mesi senza che il fronte di sposti. La Russia ora fa ‘terra bruciata’ con l’artiglieria e gli aerei: vuole assicurarsi il pieno controllo della città, che prima della guerra aveva quasi 80 mila abitanti e che oggi ne conta appena 10 mila. Gli analisti sono convinti che prendere Bakhmut non cambi le sorti del conflitto. Eppure, ogni giorno, le forze ucraine sostengono decine di attacchi russi; e ci sono perdite pesanti dalle due parti, caduti, feriti.

Dallo scorso dicembre, le posizioni sono sostanzialmente immutate, in quella che è pare divenuta una guerra tipo Grande Guerra. Gli avanzamenti sul terreno sono rari e praticamente ininfluenti; però i combattimenti restano sanguinosi e bombe e missili continuano a fare vittime fra i civili.

Dal terreno, il fronte del conflitto sembra essersi spostato ai giochi dell’intelligence e all’intreccio d’informazioni e contro-informazioni, mentre la diplomazia pare più attiva che in passato, ma non sortisce risultati. La missione semi-congiunta in Cina del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen desta divisioni in Occidente più che progressi verso la pace.

L’attenzione si concentra sulla diffusione, non si sa ad opera di chi, di documenti segreti, non è chiaro se e quanto autentici e neppure se e quanto affidabili. Notizie e smentite increspano le acque e mescolano le carte. C’è chi pone in discussione che Kiev possa lanciare la controffensiva e fare riconquiste territoriali: le difficoltà ucraine a reclutare truppe e disporre di munizioni e armamenti adeguati potrebbero impedire il recupero almeno parziale delle aree sotto occupazione.

Il Pentagono avverte che la fuga di notizie, la più ampia dalle rivelazioni di Wikileaks nel 2010, comporta rischi molto gravi per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e occidentale. Da una parte, si cerca di tamponare le falle, senza però sapere bene quante e dove siano; dall’altra, si fanno esercizi di ‘damage control’. Perché i documenti filtrati sui social rivelano che gli 007 Usa spiano rivali e alleati, pure Volodymyr Zelkensky – nessuno se ne stupisce, ma tutti se ne scandalizzano -.

E i ‘files’ confidenziali scoprono pure qualche magagna. Ad esempio che l’Egitto, il cui regime è sostenuto dagli aiuti occidentali, progettava, in gran segreto, di produrre 40 mila missili e di fornirli alla Russia: il presidente golpista Abdellatif al-Sisi avrebbe dato personalmente disposizioni perché non lo si sapesse “per evitare problemi con l’Occidente” – Il Cairo nega e Mosca pure, per coprire forse il doppio gioco del desposta egiziano -.

 

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.