Della guerra in Ucraina, non si parla quasi più; o se ne parla ritualmente: la mattina, c’è il bollettino dei missili e dei droni sulle città ucraine, si contano quelli intercettati, si glissa su quelli a bersaglio, si mostrano gli edifici civili colpiti (se ve ne sono); il pomeriggio, s’intrecciano versioni contrastanti sull’andamento della controffensiva ucraina, che – dicono gli ucraini – avanza, ma non dovunque e non in profondità o – dicono i russi – subisce smacchi. Reciprocamente, ucraini e russi dichiarano pesanti perdite inflitte al nemico.
Gli Stati Uniti prendono sul serio la minaccia costituita dalle testate nucleari tattiche che la Russia avrebbe trasferito in Bielorussia. Ma il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, è fiducioso sulle potenzialità del contrattacco ucraino: “E’ una maratona, non è uno sprint”.
L’attenzione non è al fronte, ma altrove: sulla preparazione del Vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio, dove si parlerà dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica – un tema controverso e che, in ogni caso, presuppone la fine del conflitto, perché, finché è in guerra, sia pure per difendersi da un’aggressione, l’Ucraina non può entrare nella Nato -; e sulla ripresa dei contatti fra Cina e Usa, con la visita a Pechino del segretario di Stato Antony Blinken.
Le Monde scrive che la Francia sta interrogandosi sulla possibilità che Kiev aderisca all’Alleanza: eventualità finora esclusa da Parigi, Berlino e Washington, ma sostenuta da Polonia e Baltici. Obiettivo: aumentare la pressione sulla Russia, mentre la controffensiva ucraina incontra difficoltà. Ma il presidente Usa Joe Biden frena: “L’Ucraina deve rispettare gli standard posti agli altri Paesi”, mentre si torna a parlare del cancro della corruzione che mina gli apparati pubblici ucraini.
Mosca, dal canto suo, prova a rafforzare la propria presa sui quattro territori annessi lo scorso anno, annunciandovi elezioni locali il 10 settembre.
Sul fronte degli sforzi di pace, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva Lula sollecita l’appoggio del Vaticano, la cui azione prosegue sotto traccia. Il Cremlino è interessato a discutere – dice – ogni opzione, ma bombe russe cadono su Kiev durante la visita del presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, in missione per illustrare un progetto di negoziato di alcuni leader africani. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky boccia la ‘pace africana’.