Magari, non significa nulla, Ma il fronte in Ucraina è fermo da settimane: la guerra la fanno missili e droni, piogge di morte sugli obiettivi ucraine, incursioni – non soltanto velleitarie – sul territorio russo. A Bakhmut, i mercenari del Wagner non completano la presa della città, neppure ci provano; e, altrove, le truppe russe paiono essenzialmente impegnate a costruire strutture difensive lungo una linea di quasi 1500 chilometri.
A Kiev, fonti ucraine politiche e militari condividono con giornalisti occidentali timori di flop dell’annunciatissima controffensiva, che non è ancora scattata e che potrebbe non raggiungere gli obiettivi sbandierati, con il rischio di vedere vacillare il sostegno dell’Occidente. E’ come se russi e ucraini sentano vacillare l’ipotesi di una soluzione militare al loro conflitto.
In un’intervista esclusiva al Washington Post, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, insieme al ministro della Difesa Oleksii Reznikov, riconosce di avere forse posto l’asticella delle aspettative troppo in alto, parlando di riconquista dei territori occupati, sullo slancio dell’entusiasmo per i successi della controffensiva d’autunno, con la ripresa di Kharkiv e della parte di Kherson a destra del Dnipro.
I russi occupano attualmente circa un sesto del territorio ucraino. A Kiev ci si chiede che cosa potrà colpire positivamente l’Occidente, specie gli Usa, una volta scattata la controffensiva. Dopo avere stupito il mondo intero per 15 mesi, i leader ucraini temono ora di non riuscire a cambiare l’inerzia del conflitto e d’innescare – parole di Reznikov – “una delusione emotiva” nel loro popolo e nei loro alleati, che potrebbero ridurre o limitare il loro sostegno, non vedendone risultati, e sollecitare l’avvio di negoziati tra Kiev e Mosca.
Per riuscire, le operazioni militari offensive richiedono un soverchiante vantaggio in uomini e mezzi. Al momento, l’Ucraina non sembra disporne, pur avendo ricevuto quasi tutti gli aiuti militari promessile. Esperti militari occidentali, alla Nato e nelle capitali, giudicano difficile, se non impossibile, che le forze di Kiev possano respingere i russi sulle posizioni di partenza del 24 febbraio 2014, quando l’invasione iniziò.
In Europa è in visita il ministro degli Esteri cinese Quin Gang, che dice: “Noi deploriamo che la guerra, iniziata oltre un anno fa, non sia ancora finita. Ed esortiamo le parti a chiuderla”. La Germania riconosce che Pechino “può giocare un ruolo decisivo per la pace”.