Ucraina

Se è una controffensiva, anzi se è la controffensiva a lungo annunciata e tanto attesa, non è certo una ‘blitzkrieg. C’era da aspettarselo, e i militari ci avevano avvertito, che non ci sarebbero state avanzate fulminee ucraine e caporetto rovinose russe, almeno nell’immediato.

C’è ancora spazio per beffarde ritorsioni: i russi non cessano di bombardare le città ucraine. La notte tra lunedì e martedì missili sono caduti nell’Ucraina centrale su Kryvyi Rih, dov’è nato il presidente Volodymyur Zelensky, colpendo edifici residenziali e facendo almeno una decina di vittime civili e una trentina di feriti – per le autorità locali, missili o spezzoni di cruise hanno colpito un condominio di cinque piani, in un quartiere prevalentemente abitato da insegnanti -. La notte dopo è toccato a Odessa: anche qui, vittime e feriti fra i civili.

Eppure, la controffensiva ucraina, in corso da alcuni giorni e cominciata quasi in sordina, “può decidere il destino della guerra”: la sintesi, icastica, è del Washington Post, che riesce a esprimere in poche parole una percezione diffusa nelle capitali occidentali e di cui forse sono consapevoli anche Mosca e a Kiev.

Se la controffensiva riesce e gli ucraini ricacciano i russi sulle posizioni di partenza, o anche solo nel Donbass, rompendo nel Sud-Est del Paese la continuità territoriale con la Crimea, Mosca si troverà – dopo oltre 500 giorni di guerra e centinaia di migliaia di morti – senza nulla in mano e costretta sulla difensiva – un atteggiamento, del resto, assunto ormai dall’autunno scorso, salvo Bakhmut e poche altre eccezioni –. Il presidente Vladimir Putin potrebbe a quel punto accettare un’intesa al ribasso rispetto agli obiettivi di partenza della sua ‘operazione speciale’.

Se, invece, la controffensiva fallisce o ottiene risultati troppo limitati ed evidenzia dei limiti dell’Ucraina nel liberare porzioni di territorio occupate, l’Occidente potrebbe interrogarsi sull’entità degli aiuti militari ed economici e del coinvolgimento necessari per ‘fare vincere’ Kiev sul terreno e Zelensky potrebbe ricevere pressioni per accettare un negoziato. Non accadrà prima del Vertice della Nato di Vilnius in luglio: il premier canadese Justin Trudeau è stato l’ultimo leader occidentale, in ordine di tempo, a recarsi a Kiev, promettendo di addestrare i piloti ucraini (che, però, non hanno, per ora, aerei adeguati).

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.