Ucraina

Un crescendo di retorica di guerra segna il primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: virulenta, quella di Vladimir Putin che, nel discorso sullo stato dell’Unione, accusa l’Occidente di minacciare la Russia e sospende la partecipazione al New Start, l’ultimo importante trattato nucleare esistente tra Usa e Russia; indomita, quella di Volodymyr Zelensky, che a Kiev riceve quasi in processione leader occidentali che arrivano a testimoniare solidarietà e promettere aiuti – lunedì, il presidente Usa Joe Biden, martedì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni -.

Da. Varsavia, dove giunge da Kiev, Biden risponde a Putin, ribadendo “il fermo sostegno” dell’Occidente “per l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale” dell’Ucraina: “Difenderemo la democrazia contro l’autocrazia a qualunque costo”; la Nato “è più forte e unita che mai”; i russi compiono “crimini contro l’umanità senza vergogna”.

Per il conflitto, è un momento cruciale: La Russia prepara un’offensiva di primavera, mirata almeno a completare e consolidare il controllo delle due province del Donbass già annesse, Donetsk e Lugansk. L’Ucraina spera di disporre il prima possibile dei carri armati Leopard e Abrams e insiste per ottenere aerei caccia e punta a riprendersi i territori occupati. Nelle dichiarazioni e nelle posture dei leader delle parti in causa non c’è traccia di apertura al negoziato.

Le speranze di cambiare l’inerzia di una guerra che s’avvicina a superare il ‘punto di non ritorno’ del confronto diretto tra Russia e Occidente riposano tutte sul piano di pace annunciato dalla Cina, che il presidente Xi Jimping si accinge a presentare.

Nell’analisi del New York Times, Putin ha finora subito smacchi, ma è riuscito a crearsi consenso puntando sul nazionalismo russo e rovesciando sull’Occidente la colpa del conflitto: “Ci minacciano ogni giorno. Non ci fermeranno, non arretreremo”. La previsione è che il conflitto durerà a lungo; ed è, del resto, la stessa prospettiva cui i leader occidentali preparano le loro opinioni pubbliche.

Secondo l’Ap, la scommessa di Putin sull’Ucraina, l’invasione che doveva essere “una passeggiata” e che s’è tramutata in una carneficina di militari – forse 400 mila le perdite complessive – e di civili, è la maggiore minaccia alla sua leadership e gli si è rivoltata contro. Ma il New York Times osserva, invece, che Putin sta modellando la Russia che lui desidera.

Il clima a Mosca è quello della grande mobilitazione popolare: sessioni straordinarie delle camere del Parlamento mercoledì e una grande manifestazione popolare con musica e canti. Al Cremlino, mercoledì, c’è pure il capo della diplomazia cinese Wang Yi, che saggia preliminarmente le reazioni di Putin al piano di pace di Xi.

Commentando a Bruxelles il discorso di Putin, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ed il ‘ministro degli Esteri’ europeo Josep Borrell, con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, accusano Putin di non preparare la pace, ma la guerra; gli chiedono di riconsiderare la sospensione del New Start; e reclamano il diritto ad armare l’Ucraina.

Nell’immediato, la sospensione della partecipazione al New Start avrà un impatto relativo: il trattato permette a Usa e Russia di condurre reciproche ispezioni sui siti nucleari, ma la clausola è di fatto sospesa dal 2020, causa pandemia.

 

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.