Ucraina

La parola al Cremlino. L’accordo raggiunto martedì in Arabia Saudita tra Usa e Ucraina appiana, senza cancellare, le tensioni fra Washington e Kiev – esplose il 28 febbraio nello Studio Ovale, con la sceneggiata maramalda del presidente Donald Trump, spalleggiato dal suo vice JD Vance, sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky -. Ma l’intesa non segna la fine, e neppure la sospensione, del conflitto in Ucraina, dove militari al fronte e civili nelle città sotto attacco continuano a morire, tre anni e tre settimane dopo l’invasione.
Manca l’ok di Mosca, che potrebbe anche essere imminente: Trump dice che conta parlare presto con il presidente russo Vladimir Putin e crede che tutto possa risolversi in settimana. Ma è possibile, anzi probabile, che la Russia chieda qualcosa in più di quanto ha già ottenuto: i territori occupati – ed è molto, un premio all’aggressione -. Mosca vorrà un’Ucraina imbelle ai propri confini e, magari, l’uscita di scena di Zelensky.
E manca anche la definizione del ruolo che l’Europa dovrà, o potrà, avere nella pace ucraina, fornendo garanzie di sicurezza, partecipando alla ricostruzione, ancorando con la prospettiva dell’adesione la democrazia ucraina.
Martedì sera, la Ap sintetizzava così le notizie sull’Ucraina dall’Arabia Saudita: “L’Amministrazione Trump riprenderà immediatamente l’aiuto militare all’Ucraina e la condivisione delle informazioni di intelligence, poco più di una settimana dopo averli sospesi per spingere Kiev ad avviare negoziati per concludere la guerra con le forze d’invasione russe. L’Ucraina ha detto d’essere pronta a un cessate il fuoco di 30 giorni, sempre che il Cremlino lo accetti”.
Nell’ottica di Zelensky, ora tocca a Trump convincere Putin. Ma non è chiaro che cosa l’Ucraina abbia ottenuto dagli Stati Uniti in termini di garanzie di sicurezza. Mentre è abbastanza chiaro che Washington ha ottenuto da Kiev l’ok allo sfruttamento delle sue risorse minerarie ed energetiche, terre rare in primo luogo.
Quello di martedì è stato il primo incontro ad alto livello fra Usa e Ucraina dal 28 febbraio: l’ ‘esame di riparazione’ e andato bene, soprattutto perché Kiev s’è rassegnata alla ‘pace predatoria’ ipotizzata da Washington. La dichiarazione congiunta diffusa dopo circa nove ore di discussioni cita “misure importanti per ripristinare una pace duratura”: il cessate-il-fuoco “immediato e provvisorio” potrà essere esteso di comune accordo tra le parti.
Se è vero che più i negoziati sono vicini più i combattimenti sono furiosi, le ultime cruenti cronache ucraine sono incoraggianti: i contendenti cercano di guadagnare posizioni, o di mostrare vitalità, prima di mettersi a trattare.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.