In un’Europa i cui cittadini hanno paura, della crisi e del futuro, il processo d’integrazione deve fornire indicazioni coraggiose, individuare le sfide e proporre delle risposte, avere contenuti e fissare obiettivi. In questa prospettiva si muove, all’interno di un perimetro delimitato più dal possibile che dal meglio, il New Pact for Europe, presentato a Roma nei giorni scorsi e pensato anche in vista delle elezioni europee del prossima maggio e del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue, nel secondo semestre 2014.
Cinque le opzioni strategiche indicate per il futuro dell’Europa: 1) tornare alle origini, rimediando agli errori del passato; 2) consolidare i risultati ottenuti (se qualcosa funziona, è inutile aggiustarlo); 3) andare avanti con -non molta, ndr- ambizione (fare di più e farlo meglio); 4) compiere un balzo in avanti (l’unica soluzione è l’unione economica e politica); 5) cambiare la logica più Europa / meno Europa (ci vuole un ripensamento delle fondamenta).
Cinque approcci che, con formule ancora più sintetiche, si possono così riassumere: inversione a U; pragmatismo; cerchiobottismo; il cuore oltre gli ostacoli; benaltrismo.
Il New Pact for Europe è un progetto promosso dalla Fondazione Re Baldovino di Bruxelles e sostenuto da un consorzio di fondazioni europee con centri di ricerca di 19 Paesi dell’Unione europea. Il documento è stato discusso a Roma per iniziativa dello IAI , in un convegno dal tema ‘Le possibili opzioni’.
Il rapporto intitolato ‘Strategic Options for Europe’s Future’ viene attualmente sottoposto all’esame di ‘focus groups’ in diversi Paesi Ue –per l’Italia, c’è stato un incontro a Torino-. A presentare il documento a Roma sono stati Gianni Bonvicini, vice-presidente dello IAI, Giovanni Grevi, direttore del Fride, e Maria Joao Rodrigues, docente alla Ulb di Bruxelles.
Ne hanno discusso, con la moderazione del direttore del Csf di Torino Flavio Brugnoli, Filippo di Robilant dello IAI, Antonio Padoa-Schioppa del Csf e Maria Teresa Salvemini, consigliere del Cnel. Le conclusioni sono state tirate da Sandro Gozi, neo-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari europei.
In conversazioni fra esperti sul rapporto, sono emerse diverse valutazioni, imperniate sulla necessità di dare al progetto europeo elementi di riconoscibilità forti e condivisi dai cittadini che vadano oltre unione monetaria –l’euro e quanto lo correda- e libertà di circolazione: una governance chiara e percepita politica ed economica; il superamento del cosiddetto deficit democratico; un bilancio forte con risorse proprie capace di incidere su crescita e sviluppo, ricerca e innovazione; l’ampliamento delle frontiere dell’integrazione nel campo della difesa; più solidarietà e più sussidiarietà; con l’obiettivi finale che per molti deve essere l’Unione federale.
Il tutto mettendo in archivio ulteriori allargamenti e superando il tabù, che non è nei Trattati, del ‘o tutti o nessuno’: chi vuole andare avanti può farlo senza stare ad aspettare chi non è d’accordo.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.