La peggiore crisi finanziaria degli ultimi 70 anni, iniziata nel 2007, ha fortemente minacciato la stabilità economica dell’eurozona, generando gravi conseguenze sulla crescita economica e occupazionale.
La costruzione dell’Unione Economica e Monetaria è stata lanciata a Maastricht nel 1992 con l’introduzione della moneta unica, mirando, fra l’altro, all’obiettivo di migliorare l’insoddisfacente governance economica.
La debole condizione finanziaria dell’Unione europea ha indotto, nel dicembre del 2014, i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue a sollecitare ai presidenti delle cinque principali istituzioni una relazione sulle misure necessarie per completare l’Uem, che attualmente è ancora incompiuta.
I cinque presidenti (Jean-Claude Junker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Shultz) hanno presentato la loro relazione nell’autunno del 2015 per superare quegli squilibri e quelle asimmetrie che stanno minacciando la stabilità della moneta unica. L’eurozona, infatti, ha sempre mancato di un coordinamento finanziario tra l’adozione dell’euro e le politiche economiche di responsabilità nazionale.
Questo e altro è l’oggetto del documento n. 37 del Gruppo dei 10, composto da esperti e studiosi di politica internazionale, per lungo tempo attori del processo di rafforzamento dell’integrazione europea.
Il Gruppo è animato dall’ingegner Flavio Mondello, che fu per decenni il rappresentante della Confindustria presso le Istituzioni comunitarie, ed è composto, fra gli altri, dall’ex ministro e commissario europeo Filippo Maria Pandolfi, dall’ex ministro Virginio Rognoni, da ambasciatori come Piero Calamia e Luigi Vittorio Ferraris, da ex alti funzionario europei come Gerardo Mombelli ed Enrico Vinci. Vi sono pure regolarmente invitati gli ambasciatori Rocco Cangelosi ed Enrico Pietromarchi.
I 5 Presidenti hanno rilevato che, sino al 2005, sono state trascurate le attenzioni che primariamente dovevano essere concesse alla occupazione, divenendo, così, il lavoro elemento drammatico della crisi economica e causa frenante della crescita. Una visione che punti alla crescita economica intelligente è l’unica soluzione che possa determinare un risollevamento dalla grave situazione in cui versano i cittadini dei Paesi dell’ue.
Pertanto, i 5 Presidenti, consci del malcontento dei cittadini per l’attuale inadeguatezza del processo di integrazione europea, riconoscono la necessità di determinare una spinta per il completamento dell’Uem: una maggiore e crescente condivisione della sovranità all’interno del sistema istituzionale dell’Ue per superare l’attuale schema regolamentare – se non disciplinare – delle sole istituzioni di Bruxelles.
La condivisione di sovranità implica che gli Stati membri siano disposti a condividere con le istituzioni comunitarie misure congiunte delle loro politiche nazionali nei campi dell’economia, finanza, bilancio e, last but not least, sociale.
I 5 Presidenti mirano all’evoluzione e completamento dell’Uem attraverso quattro grandi obiettivi:
• determinare una più efficace governance affinché ciascuna economia abbia le opportune caratteristiche strutturali per svilupparsi nell’Unione monetaria;
• preservare l’integrità della moneta unica
• garantire il successo di Schengen, come mercato unico con libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali;
• rafforzare i fondamenti istituzionali dell’Uem.
La proposta dei 5 Presidenti ai capi di Stato e di governo dei 28 Paesi membri si presenta come un Piano decennale, con scadenza prevista nel 2025, con l’obiettivo di realizzare una autentica Unione economica monetaria, pilastro determinante per una Europa unita.
Nuovo corso dell’Unione economica e monetaria. Riforma della zona euro. Documento n. 37 del Gruppo dei 10, Istituto Luigi Sturzo, febbraio 2016, pp. 33.

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Serena Console
Collaboratrice editoriale Radio Bullets; MediaFarm - La cittadella della comunicazione; dailySTORM.