Ti mando un WhatsApp. Ti aggiungo su Facebook. Sto facendo una storia su Instagram.
Quante volte pronunciamo queste frasi? Quanto tempo passiamo con lo smartphone?
Queste sono le domande che mi pongo spesso da diciassettenne quale sono. Nel mio piccolo ho sempre provato a dare delle risposte a queste frasi fallendo. Ho provato alcune volte a privarmi dello smartphone per una settimana, cercando di capire quanto il nostro corpo sente la necessità. Finché arrivato a Novembre 2018 scopro che Apple ha introdotto la funzione “tempo di utilizzo” con iOS 12. Questa funzione misura il tempo oggettivo che passiamo al telefono, suddividendolo in giorni, app, numero di sblocchi del dispositivo, notifiche, etc. permettendo anche di impostarne un limite giornaliero di utilizzo.
Da qui mi è venuta in mente un’idea: e se stessi un mese senza telefono raccogliendo questi dati dai miei amici e non? Così è stato, dal 4 novembre al 2 dicembre 2018 sono andato “offline” per il mondo. “è un’impresa impossibile”, “non ce la farai mai”, “tu non stai bene” sono state le reazioni di tutte le persone a cui l’ho detto. Per questa “impresa” ho arruolato un mio amico che mi avrebbe accompagnato nella prima settimana. Ho preferito coinvolgerlo sia per avere una persona con cui confrontarmi sia per cercare un riscontro di alcuni dati che avevo formulato nelle mie precedenti singole settimane senza smartphone.
Nel 2017, anno del mio primo esperimento, ho scritto un articolo per il giornale scolastico che diceva:
“Ritornare dopo una settimana ad usare la tecnologia è stato molto strano […] ho trovato nelle mie app social ben 1267 messaggi […] calcolando che impiego circa un minuto per leggere e rispondere a 5 messaggi questi 1267 messaggi, pur non essendo un tipo molto ‘social’, mi avrebbero tolto circa 4 ore e mezza della mia vita […] poi se ci aggiungiamo una media di 50 minuti giornalieri passati a leggere news e profili dei social, il totale diventa in una settimana di 10 ore.”
Nel 2017 “10 – 15 ore” era sia il tempo medio che dichiaravano le persone durante le interviste televisive riguardanti l’uso dello smartphone sia i dati che riportavano Hootsuite e WeAreSocial.
Nel 2018 il tempo medio registrato è di 6,40 ore al giorno.
Andare “offline” per un mese è difficile, non poter parlare, informarsi e commentare 24/7 si fa sentire. Ma gli effetti positivi sull’organismo di fanno sentire fin da subito. I primi due giorni sono duri da superare, privarti di un oggetto che si usa 6 ore al giorno non è facile. Da secondo giorno, accetti la cosa e iniziano a vedersi gli effetti positivi, soprattutto per quanto riguarda il sonno e le relazioni interpersonali.
Durante il mio mese di astinenza ho raccolto dati da 100 persone (50 ragazzi e 50 ragazze con un’età che va dai 13 ai 20 anni), raccogliendo circa 300 settimane (ho seguito diverse persone per più settimane). Dai dati raccolti emerge che il tempo medio settimanale di utilizzo dello smartphone è di 44h (35 per i ragazzi e 51 per le ragazze), ci significa che trascorriamo quasi due giorni alla settimana usando uno smartphone. Il social più usato Whatsapp con una media di 12h settimanali, segue Instagram con 9h e Facebook con 7h. la piattaforma per guardare video e ascoltare musica più usata è YouTube con una media di 3,5h settimanali, seguono Spotify e Twich. In media sblocchiamo lo smartphone 50 volte al giorno per controllare le notifiche (che sono in media 75 al giorno).
Questi dati nel periodo che va da Natale a Capodanno aumentano notevolmente portando la media settimanale a 57h (dati raccolti: 40 su un campione di 20 persone, 10 ragazzi e 10 ragazze)
Durante queste settimane ho avuto molti dati alla mano e ho notato dei cosiddetti “casi estremi”, ossia delle persone che si sono distinte tra le altre per usare troppo (o troppo poco) lo smartphone. Mi è capitato di osservare una ragazza che è arrivata ad usare 76h lo smartphone durante una settimana, mantenendo una media di 69h nelle rimanenti tre. Mentre mi è capitato di osservare un ragazzo che arrivava a stento a 20h settimanali.
Questi appena analizzati sono aspetti e danni “soggettivi” dell’utilizzo dello smartphone, poiché ogni persona è responsabile dei propri danni. Esistono anche dei danni che ho definito “oggettivi” che procura lo smartphone, ossia dei danni che non dipendono dal tempo di utilizzo, ma dallo smartphone stesso.
La lontananza dello schermo, fa bene agli occhi. I nostri smartphone sono dotati di uno schermo LCD o (AM)OLED. Lo schermo LCD (in poche parole) è formato da un pannello retroilluminato a led, sul quale sono disposti un determinato numero di pixel, che vengono controllati a file. Ogni pixel è formato da tre file colorate in maniera diversa, chiamate RGB (Red, Green e Blue) a loro volta divise in tre quadrati, per un totale di nove cellette disposte in 3×3. In base al modo in cui si colorano queste cellette, il display è in grado di formare 16 milioni di colori, ad esempio il bianco è dato da tutte le cellette accese e il nero da tutte spente. Lo schermo (AM)OLED funziona allo stesso modo ma con alcune differenze: non è retroilluminato, ogni pixel è controllato singolarmente e le cellette sono disposte diagonalmente. Ciò che significa? Entrambi i tipi di display emanano un quantitativo di luce di origine artificiale (Led), questa luce ha una componente (luce blu) che è presente anche in natura, ma che nei display è molto maggiore.
La luce blu è un tipo di banda che viene emessa dai display per rendere più nitide e “gradevoli” le immagini e i testi che altrimenti avrebbero un colore giallino, in natura questa luce serve a regolare il ritmo sonno – veglia. I display LCD essendo retroilluminati emanano più luce blu di quanto non lo facciano i display (AM)OLED, poiché anche il nero, sugli schermi LCD, non è assoluto, essendo lo schermo retroilluminato. Alcune ricerche dicono che la luce blu danneggi permanentemente la retina dell’occhio, altre invece non trovano nessuna relazione tra i due eventi; ma entrambe concordano sul fatto che la luce blu faccia male al corpo umano e influisca nettamente sul ritmo circadiano.
Oltre alla luce blu, gli smartphone emettono delle radiazioni che a lungo termine possono danneggiare il nostro organismo. Esiste un indice il SAR (Specific Absorption Rate), ossia tasso di assorbimento specifico, che esprime la misura della percentuale di energia elettromagnetica assorbita dal corpo umano quando questo viene esposto all’azione di un campo elettromagnetico a radiofrequenza. Essendo questa branca di ricerca relativamente nuova e non essendo io un esperto non posso dire quanto facciano male le radiazioni, ma posso dire quando ne assorbiamo più del solito e quante radiazioni assorbiamo da diversi modelli di smartphone.
Gli smartphone prodotti in Europa, Stati Uniti e Corea hanno un SAR massimo di 1,5W/kg per legge, mentre gli smartphone che provengono dalla China hanno un SAR massimo di 2W/Kg per legge. Questi sono gli smartphone che emettono meno radiazioni attualmente in commercio: 1) Samsung Galaxy Note 8 – 0,173 W/kg; 2) Nokia 6 – 0,207 W/kg; 3) LG G6 – 0,235 W/kg; 4) Samsung Galaxy S8+ – 0,27 W/kg; 5) Essential PH-1 – 0,28 W/kg; 6) Samsung Galaxy S8 – 0,32 W/kg; 7) LG V30 – 0,375 W/kg; 8) Razer Phone – 0,42 W/kg; 9) ASUS ZenFone Zoom S – 0,588 W/kg; 10) HTC U11+ – 0,63 W/kg
Mentre gli iPhone hanno questi indici SAR: iPhone 7 – 1,38 W/Kg; iPhone 8 – 1,32 W/Kg; iPhone 7 Plus – 1,28 W/Kg; iPhone 6 – 0,97 W/kg; iPhone 6 Plus – 0,91 W/kg; iPhone 6s Plus – 0,91 W/Kg; iPhone 6s – 0,87 W/Kg; iPhone X – 0,87 W/kg.
Assorbiamo molte più radiazioni quando il telefono è in “cerca” di reti a cui appoggiarsi, ad esempio se camminiamo per strada con il Wi-Fi acceso oppure quando viaggiamo in macchina con i dati cellulare attivi. Lo smartphone, soprattutto nel secondo caso, emana più onde elettromagnetiche per rimanere costantemente collegato quando ci muoviamo velocemente (si può notare che in macchina la batteria dello smartphone si scarica più velocemente, segno evidente del fatto che stia consumando più energia). Il danno ulteriore che provoca lo smartphone in macchina è dato dal fatto che la macchina è un ambiente chiuso rivestito con metallo, ossia una gabbia che trattiene tutte le radiazioni emesse. Un consiglio, quando si è in macchina spegnere i dati cellulare o impostare il 2G come connessione preferita. Da questa analisi dei danni oggettivi si può notare scherzosamente che “l’iPhone fa male” poiché ha nella maggior parte dei modelli uno schermo LCD e che ha degli indici SAR non proprio bassi.
In conclusione vivere senza smartphone è possibile, non dico che sia facile, anzi, starci lontano per un mese ha quasi tutti aspetti positivi. Per un mese ho dormito benissimo e ho riscoperto il piacere di avere una vita sociale. Stando ai dati che ho raccolto ho guadagnato 8 giorni in più questo mese e mi sono risparmiato le radiazioni e lo stress che porta il suo utilizzo eccessivo. Ogni tanto farebbe bene ad ognuno di noi una settimana “offline”, anche solo per dormire quelle 2 ore in più, se ci sono riuscito io, un diciassettenne, perché non dovremmo riuscirci tutti. Infondo lo smartphone è arrivato nelle nostre vite solamente 30 anni fa…