di LIVIA SERLUPI CRESCENZI –

Una nuova SOPA tutta italiana? L’emendamento Fava al ddl Comunitaria 2011 in discussione questa settimana nell’aula di Montecitorio è stato approvato il 19 gennaio scorso dalla XVI Commissione Permanente per le Politiche dell’Unione Europea in sede referente alla Camera. Tale emendamento specifica che i fatti e le circostanze che rendono manifesta al prestatore di servizi su Internet l’illiceità dell’attività o dell’informazione, facendo venir meno l’esenzione dalla responsabilità per il prestatore stesso, comprendono tutte le informazioni di cui egli disponga, incluse quelle che gli sono state fornite dai titolari dei diritti violati. In sostanza verrebbe introdotto l’obbligo per gli hosting provider come Google, Yahoo o Facebook di rimuovere contenuti pubblicati in rete a seguito di una semplice richiesta di una qualsiasi parte interessata e senza bisogno di alcun pronunciamento dell’autorità giudiziaria. In merito all’iter del provvedimento in Commissione, è utile evidenziare che l’emendamento ha ottenuto il parere favorevole sia del relatore, sia del governo per bocca del ministro degli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi il quale rimettendosi in ogni caso alla valutazione della Commissione ha osservato come l’emendamento “affronti un tema – quello del commercio elettronico – di particolare delicatezza e incontra sensibilità diverse e avrebbe meritato di essere affrontato in uno specifico provvedimento”. Tuttavia la spinta di molte associazioni a tutela della libertà di espressione ha indotto i deputati di vari partiti ad un ripensamento concretizzatosi nella presentazione in maniera trasversale di un contro emendamento per sopprimere il provvedimento.
Per Paolo Gentiloni (PD) questa proposta va eliminata. “E’ comunque strano che un emendamento si inserisca  nel decreto di recepimento di una direttiva comunitaria, la direttiva dell’ecommerce, per l’appunto (direttiva 2000/31/CE recepita con decreto legislativo 9 aprile 2003 n. 70 ndr.), che va esattamente nella direzione opposta. Stabilisce, infatti, la non responsabilità dei prestatori di servizi web rispetto ai contenuti.
L’altra questione paradossale – continua Gentiloni – è che i francesi o gli americani discutono per mesi con grandi dibattiti nel mondo della cultura mentre in Italia affrontiamo e vogliamo risolvere il problema con un emendamento infilato di soppiatto in una legge comunitaria che per di più si riferisce a un recepimento di direttiva che va in un’altra direzione”.
Dello stesso avviso Flavia Perina di Futuro e Libertà per l’Italia (FLI) “Neanche sul tema di Internet dove non ci sono posizioni ideologiche precostituite si riesce a fare, in Italia, un dibattito trasparente – ha affermato – La rete è un problema nuovo e deve essere affrontato a viso aperto. Sono tematiche attuali e che attengono alla qualità della democrazia per questo la politica italiana dovrebbe discuterne con chiarezza”.
“Qualunque soggetto interessato – ha poi dichiarato Roberto Rao (UDC) – anche scrivendo una semplice mail al provider, può richiedere la rimozione di contenuti pubblicati in rete mettendo in difficoltà il provider stesso che chiaramente nel dubbio può solo intervenire attuando la rimozione poiché non ha gli strumenti sufficienti per approfondire ogni volta la veridicità della notizia. Di fatto, con l’approvazione di questo provvedimento, basta l’invio di una segnalazione per posta elettronica per censurare o bloccare una notizia in rete, un emendamento che ricalca sostanzialmente il disegno di legge considerato antiweb che lo stesso Fava ha presentato nei mesi scorsi. In rete e su twitter si è parlato molto dell’effetto di questo emendamento, di questo articolo 18, di questa privatizzazione della giustizia, di questi nuovi sceriffi che praticamente si fanno presunta giustizia da soli”.
Il grande sviluppo acquisito dall’ecommerce su Internet ha accresciuto l’attenzione di molti operatori intorno a questa materia. A titolo esemplificativo basti pensare che secondo uno studio di emarketer il solo mercato mondiale ecommerce sui soli social networks tra il 2012 e il 2015 passerà da 9 a 30 miliardi di dollari.
Negli Stati Uniti, a seguito delle numerose proteste in rete, la discussione sui provvedimenti SOPA e PIPA per quel che concerne il copyright è stata rinviata. Certamente il dibattito è aperto e una partecipazione consapevole sembra proprio indispensabile.

Vincenzo Vita, senatore del Partito Democratico, risponde ad alcune nostre domande sulla proposta di Legge Fava e sugli importanti temi della regolamentazione dei diritti, della libertà e della partecipazione in rete.

Continuiamo a parlarne?

Livia Serlupi Crescenzi

media2000@tin.it

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