La popolarità sul web è “vera gloria”?, e, soprattutto, “fa la storia”? Domande trite, risposte (quasi) ovvie: sul web, spesso, l’effimero prevale sul duraturo, l’immagine sulla sostanza, con un codazzo di ‘se’ e di ‘ma’. Due esperti (di web e di storia) americani hanno voluto dare risposte scientifiche. Lo hanno fatto con uno di quegli studi in cui ti viene il sospetto che i ricercatori partano dai risultati che desiderano trovare, magari per rendere mediaticamente più interessante il loro lavoro, e organizzino in funzione di essi la raccolta e l’analisi dei dati.
In questo caso, tutto l’artificio sta in un software creato da due specialisti, fra cui un programmatore di Google, per determinare il livello di importanza dei grandi della storia in base alla loro ricorrenza su internet.
Al primo posto, ecco Gesù, che batte tutti, il rivale seppure discepolo Maometto e il Napoleone che di sicuro t’aspetti. I leader attuali escono ridimensionati, il che ha senso in una prospettiva storica: così, il presidente Usa Barack Obama è al 111° posto; Nelson Mandela al 356° -anche se ora, dopo l’impennata di citazioni per la sua morte, sarebbe più avanti-; il premier britannico David Cameron è 1483°, Silvio Berlusconi 2073°.
A scorrere la classifica contenuta nel libro dal titolo ‘Who’s bigger’, alla cui uscita il Sunday Times aveva dedicato, prima di Natale, ampio spazio, viene il sospetto che il software manipoli i dati secondo logiche non sempre condividibili. Fin quando i dubbi sono i miei, poco conta. Ma ne hanno pure storici seri, come il britannico Anthony Beevor, citato dal giornale: “L’idea che un algoritmo” possa calcolare in modo scientifico il rilievo storico di un personaggio “è piuttosto assurda”, anche perché le incognite da prendere in considerazione sono troppe e le variabili tra epoca e luogo (in cui un personaggio è vissuto e ha operato) e presenza sul web difficili da ponderare.
Il software raccoglie le citazioni su internet di un determinato personaggio, le voci di Wikipedia che lo riguardano, i libri scritti su di lui e quant’altro di rilevante trovi. I suoi ideatori, Charles Ward, ingegnere di Google, e Steven Skiena, della Stony Brook University, hanno pure usato un algoritmo per stabilire se una figura sarà ricordata o meno 200 anni dopo la sua morte. Un dato determinante per stilare la classifica principale, quella riguardante il posto nella storia.
Dopo Gesù, Napoleone e Maometto, nella ‘top 50’ ci sono William Shakespeare, Abramo Lincoln,
George Washington, Adolf Hitler, Aristotele, Alessandro il Grande, Thomas Jefferson. L’Italia compare con Cristoforo Colombo al 20° posto. Fra i musicisti, trionfa Mozart 24°; fra le rockstars, la fa da padrone Elvis Presley 69°.
Tutti risultati che indicano una prevalenza, nella classifica e, quindi, nell’impostazione del software, della cultura e della storia ‘occidentali’ e, comunque, un vantaggio ai moderni sugli antichi
Un’altra classifica misurata solo la fama attuale. Lì, ad esempio, Britney Spears, una delle stars più seguite sul web, è 27°, mentre, quando le si applica l’algoritmo dell’importanza nella storia, scende al 689° posto. Ma proprio qui ricasca l’asino: chi mai può credere, a parte quel software, che Britney sia fra le 1000 personalità più rilevanti dell’umanità mai vissute? Forse, Ward e Skiena debbono ancora lavorarci su, al loro software.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.