Tre anni un record mondiale di tutti i tempi ha trasformato  un pezzo di Angola. Claudio De Scalzi, ad ENI racconta: “Mentre trovavamo il petrolio stavamo già avviando lo sviluppo, mentre facevamo l’esplorazione stavamo già mettendo in produzione i campi, e mentre i campi entravano in produzione continuavamo a fare l’esplorazione near field per futuri sviluppi. Così abbiamo ridotto i tempi e il capitale inattivo, e così abbiamo anticipato sia lo start-up che il cash flow.”

Fino al 2002, parlare di Angola significava evocare lo spettro della guerra civile, dei movimenti di guerriglia e delle operazioni di stabilizzazione. Poi il paese è diventato uno dei giganti africani. ma sta pagando a caro prezzo il crollo del corso del petrolio. Le casse centrali sono vuote. Il debito cresce e l’economia stagna. Il PIL non supererà il 4% almeno fino al 2019, molto diverso dal 12% degli anni precedenti.  Oggi il destino lo cambia l’ENI perché a 60 km da Soyo, estremo nord dell’Angola, ha fatto un’importante scoperta che aiuterà l’economia di questa terra.  La costa tra Luanda e Soyo  vista dall’alto  è un paradiso : spiagge infinite di sabbia bianca e densa foresta verde, esattamente lo stesso paesaggio che il navigatore Diogo Cão ha visto nel 1482. In mare aperto e in acque profonde,  Eni ha scoperto 450 milioni di barili di petrolio. Leggi di più

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Sara Aquilani
Ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi della Tuscia e si è specializzata in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Attualmente lavora per TuttiMedia/Media Duemila.