Una collaborazione fra Università del Minnesota, MIT Media Lab e Brigham and Women’s Hospital ha permesso lo sviluppo di un sensore costruito su un supporto di materiale così flessibile da poter essere arrotolato, inserito in una capsula da medicinale e quindi ingerito. Nello stomaco la capsula si dissolve, e il sensore si appoggiarsi alla mucosa della parete gastrointestinale dove è in grado di osservare la motilità della parete gastrica misurando la quantità di cibo introdotta e analizzare le modalità con cui esso transita nello stomaco.
Fabbricato con tecnologie tradizionali su wafer di silicio, e poi trasportato su un polimero chiamato polymide, la cui flessibilità è calibrata su quella della pelle umana, il dispositivo utilizza il fenomeno piezoelettrico per estrarre dal movimento stesso dello stomaco l’energia elettrica. Tale energia costituisce di per sé una misura della motilità gastrica, essendo poi anche in grado di garantire il funzionamento del dispositivo. Il sensore è stato sperimentato in campo con successo su stomaci animali, dove è stato in grado di sopravvivere nell’ambiente gastrico fino a due giorni, fornendo dati biologici all’esterno.
Applicazioni più promettenti di questa tecnologia sono nell’area della diagnosi di malattie che modificano il transito gastrico, generando disturbi nella deglutizione, reflussi, nausee e meteorismo gastrico.
L’articolo di presentazione della ricerca è stato pubblicato sul numero di Ottobre di Nature Biomedical Engineering, un nuovo periodico di Nature dedicato a questa innovativa e ibrida area della scienza, a cavallo fra ingegneria e medicina.