Joe Biden inciampa in una serataccia, nel dibattito in diretta televisiva con Donald Trump; e Trump, che denuncia contro di sé complotti giudiziari, ha il vento in pappa di sentenze della Corte Suprema che appaiono talora paradossali e che vanno tutte a suo favore. La corsa presidenziale di Usa 2024 sembra scivolare su un piano inclinato verso un esito quasi scontato: la vittoria di Trump e il ritorno alla Casa Bianca del magnate campione di frottole ed ego-centrismo, di populismo e rivalsa.
C’è euforia nel campo repubblicano. C’è panico in quello democratico. In Europa e nel Mondo, c’è un intreccio di sentimenti diversi: chi spera nel ritorno del presidente isolazionista e imprevedibile, per restare al potere – Benjamin Netanyahu -, per vincere la guerra – Vladimir Putin – o per avere una sponda a Washington – sovranisti e populisti d’ogni dove -; e chi paventa che l’increspatura nella democrazia degli Stati Uniti sia contagiosa.
Le peripezie elettorali negli Stati Uniti e le scadenze europee, col Regno Unito al voto e la Francia al ballottaggio, distolgono l’attenzione dei media e del pubblico dalle guerra che, però, continuano in Medio Oriente e in Ucraina, anche se non sono più le aperture dei notiziari. Dalle urne europee escono verdetti diversi: le destre avanzano in Francia e, in misura minore, nel Parlamento europeo; in Gran Bretagna, è l’ora del ritorno al potere dei laburisti dopo 14 anni di governi conservatori.
Nella Striscia di Gaza, gli israeliani hanno di nuovo ordinato ai palestinesi di lasciare Khan Younis, la seconda città, dove Hamas si sarebbe riorganizzata, mentre, a nord, al confine con il Libano, resta forte la tensione tra Israele e Hezbollah, in attesa dell’esito del ballottaggio per le presidenziali in Iran. Delle trattative per un baratto ‘tregua / liberazione degli ostaggi’ s’è perso il filo.
In Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky riceve la sorprendente visita del premier ungherese filo-russo Viktor Orban – l’Ungheria ha appena preso la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue -, poche ore dopo che Kiev avrebbe sventato un colpo di Stato incoraggiato da Mosca: gli arrestati, almeno quattro, progettavano – non è chiaro come e con che mezzi – di inscenare una sommossa nella capitale il 30 giugno, di prendere il controllo del Parlamento e di rovesciare i vertici politici e militari. Proseguono attacchi russi con missili e droni su installazioni ucraine e sporadiche reazioni ucraine in territorio russo. Di negoziati, neppure l’ombra.