Dal blog di Shelley Palmer emerge che l’ultimo rapporto del Copyright Office degli Stati Uniti sul Copyright and Artificial Intelligence, fornisce informazioni su come le opere generate dall’intelligenza artificiale si adattano, o non si adattano, alle leggi sul copyright esistenti.
Dibattito aperto. Per l’ufficio USA affinché un’opera possa beneficiare della protezione del copyright, deve dimostrare che l’essere umano è stato indispensabile alla sua creazione. Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’intelligenza artificiale può essere utilizzata come strumento: fotocamera, programmi di editing digitale e tante altri strumenti abitualmente inseriti nel quotidiano.
La creatività umana fa la differenza per poter considerare un’opera protetta.
Shira Perlmutter, (Registro dei diritti d’autore e Direttore del Copyright Office degli Stati Uniti) dice che le conclusioni cui è arrivato ruotano sulla centralità della creatività umana rispetto al diritto d’autore. Ha precisato:” Laddove la creatività si esprime attraverso l’uso di sistemi di intelligenza artificiale, continua a godere di protezione. Estendere la protezione al materiale i cui elementi espressivi sono determinati da una macchina, tuttavia, minerebbe anziché favorire gli obiettivi costituzionali del diritto d’autore”.
Paternità umana
Il rapporto, dunque, rafforza il principio secondo cui il diritto d’autore è progettato per proteggere la creatività umana, non i contenuti generati dalle macchine.
Ciò significa che se un sistema di intelligenza artificiale genera in modo indipendente un’opera d’arte, un brano musicale o un’opera scritta senza un input umano significativo, non è soggetto a copyright? non è chiaro perché nel rapporto si legge anche che se un essere umano esercita un controllo creativo su uno strumento di intelligenza artificiale, ad esempio selezionando l’input, modificando l’output o strutturando la composizione in un modo che rifletta l’espressione personale, il lavoro risultante potrebbe beneficiare della protezione del copyright.
Creazione di contenuti assistita dall’intelligenza artificiale
Palmer precisa che questa sentenza ha ampie implicazioni per i settori che si affidano all’intelligenza artificiale per generare contenuti, tra cui editoria, musica, design e produzione cinematografica. I creatori che incorporano l’intelligenza artificiale nei loro flussi di lavoro devono assicurarsi di contribuire attivamente all’espressione creativa finale se desiderano garantire la protezione del copyright. Ciò potrebbe significare curare set di dati, mettere a punto suggerimenti o apportare modifiche sostanziali agli output generati dall’intelligenza artificiale.
Ai e diritto d’autore
Man mano che gli strumenti di intelligenza artificiale generativa diventano sempre più sofisticati, è necessario aspettarsi un controllo legale e normativo continuo. La posizione del Copyright Office suggerisce che la politica futura probabilmente continuerà a enfatizzare l’autorità umana come fondamento della protezione del copyright. Ciò solleva domande importanti: quanto coinvolgimento umano è sufficiente? I contenuti generati dall’intelligenza artificiale potrebbero essere protetti da quadri giuridici alternativi, come i diritti sui database o gli accordi contrattuali?
Per ora, le aziende e i creatori che utilizzano l’intelligenza artificiale dovrebbero adottare un approccio cauto e strategico, garantendo che l’umano sia al centro del loro processo creativo per garantire la protezione legale.
Per approfondire: il blog di di Shelley Plamer
E il documento Copyright and Artificial Intelligence Part 2: Copyrightability