Via Twitter e Facebook la gente risponde allo schermo, è coinvolta. Il desiderio, sempre crescente, della gente di prendere parte è evidente, lo dimostrano le ultime elezioni, lo esige l’era della trasparenza. Ecco perché abbiamo presentato un modo collaborativo di coinvolgimento costruttivo fra amministratori e persone, connesse oppure no.
L’Atelier di Intelligenza Connettiva presentato a Nola con Guglielmo Vaccaro ha coinvolto tutti i presenti. Un privilegio ascoltare tante persone, che, una dopo l’altra chiedevano di adattare l’Atelier al loro problema.
E non parliamo di massimi sistemi, ma di esigenze locali del quotidiano: monitorare il mercato (anche della mozzarella) minacciato a vari livelli da truffe e inadeguatezze; creare un tessuto connettivo per rispondere al disagio della nostra gioventù, per facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro; umanizzare i servizi sanitari. Questi alcuni esempi con uno scopo: aumentare la qualità della vita.
Alle negatività, che qualcuno ha lamentato, di un Partito Democratico senza coesione e poco collaborativo, possiamo rispondere che ciò può essere causa di una debole o addirittura assente partecipazione politica. Ridare vigore alla partecipazione ed alla condivisione con gli Atelier è una lotta contro l’immobilismo.
Un esempio recente di successo ed allo stesso tempo di sconfitta è l’iniziativa di Matteo Renzi: proporre discussioni pubbliche in piazza a Firenze. Faccia a faccia che non ha ottenuto lo stesso successo nel momento in cui è stato proposto solo sulla Rete.
Il metodo offline di Renzi rimane ancora una forma di consulenza collettiva, il nuovo metodo deve essere connettivo e far uso simultaneamente della Rete e della piazza: si chiama Atelier di Intelligenza Connettiva.