“Tra l’intelligenza della ragione e la dipendenza indotta prima dalla tv, poi da Internet e ora dai social network, il post-giornalista ha il compito di connettere informazione e conoscenza. E’ una responsabilità sociale e civile e sociale, che può restituire dignità a questa professione. Ed è anche un impegno da condividere con l’opinione pubblica, nella ricerca de bene comune”: è questa la conclusione del “Romanzo del giornalismo italiano. Cinquant’anni di informazione e disinformazione”, pubblicato da La nave di Teseo e scritto da Giovanni Valentini, tra i fondatori di “la Repubblica” (di cui è stato vicedirettore) e poi direttore dell’Europeo e dell’Espresso.
Il libro è stato presentato il 9 maggio alla Libreria Piena di Lisbona, dal prof. Joao de Almeida Santos e dal giornalista Carlo Giacobbe. La personale teoria di Valentini sul “post-giornalista”, esposta in un articolo pubblicato nel volume “Libro bianco sul lavoro nero” della Federazione della Stampa non contribuì ad accrescere le simpatie della corporazione nei suoi confronti, come egli stesso ricorda nel suo “romanzo”, ma era comunque l’idea di “una nuova figura professionale più e complessa di quella tradizionale”, utile mentre all’orizzonte “carico di nuvole cupe e ostili, incombe lo spettro dell’Intelligenza Artificiale” alla quale l’autore dedica un paragrafo finale del libro.
Nel volume c’è tutta la storia di un percorso professionale che ha interagito con figure importanti della cultura e della comunicazione, come Umberto Eco, Eugenio Scalfari (“Barbapapà”) e Renato Soru che nel 2000 lo chiamò per fare il direttore editoriale di Tiscali, una european Internet company, come Tiscali si fregiava di essere. La decina di pagine del racconto di Valentini, a partire dal suo ingresso a Villa Satta, in viale Trento 39 a Cagliari, offrono un ritratto per molti versi inedito di questo imprenditore visionario, tra “il dottor Jekill e mister Hyde”, che nel 2003 fece l’errore di entrare in politica: nel 2000 Tiscali capitalizzava in borsa più della Fiat. Alla data della uscita di Soru dall’azienda per entrare in politica l’azione aveva perso il 95% del valore rispetto ai massimi raggiunti e, quanto alla liquidità raccolta sul mercato, ne era stata bruciata più dl 95%”.
Il resto del libro è un lungo volo su 50 anni di carriera che hanno visto Valentini, tra l’altro, alla direzione dei quotidiani veneti del gruppo Caracciolo e oggi tra le firme del Fatto Quotidiano. Tra i riconoscimenti ottenuti il premio Saint Vincent di Giornalismo nel 2000. Il libro si chiude con un preziosissimo Indice dei Nomi, nel quale ritroviamo quasi tutta la nomenclatura del giornalismo italiano.