Può la diffusione delle Reti Wi-Fi incentivare lo sviluppo di un territorio? È giusto puntare sul “senza fili” per dare uno slancio all’economia locale? Oppure si può considerare un vero e proprio “pericolo” per la popolazione?
Tante domande sorgono attorno al tema, che si intreccia sempre più con le parole sviluppo, economia e territorio. E in queste settimane che ci porteranno al convegno “Wi-Fi, luci ed ombre nell’era della società iperconnessa” in programma il prossimo 20 marzo all’Università Tor Vergata di Roma (10.00- 13.30 segue light lunch), proveremo a ripercorrere l’Italia in lungo e in largo, parlando di esempi positivi e negativi.
“In Italia da qualche tempo ci si interroga sul ruolo che può svolgere il Wi-Fi come elemento di promozione dell’ecosistema digitale che stenta a decollare” scrivono Francesco Vatalaro e Marco Vari del Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa “Mario Lucertini” dell’Università di Roma “Tor Vergata” nella loro ricerca su “Evoluzione del ruolo del Wi-Fi nell’ecosistema delle reti a banda ultra larga”.
Partendo dalla Campania, troviamo esempi positivi e negativi, le cosiddette due facce della stessa medaglia. A Napoli, alcune parti della città sono coperte dal Wi-Fi libero: l’aeroporto, il lungomare, alcune piazze del centro. Questo, per effetto del progetto “Napoli Cloud City”. La spinta era arrivata con una legge regionale del 2011 che prevedeva finanziamenti a pioggia per il miglioramento della copertura Wi-Fi su tutto il territorio regionale: tanti sono stati i progetti approvati, finanziati e realizzati, ma la Regione Campania è rimasta distante dalle reali esigenze territoriali. Ad esempio, sono nati incubatori per lo sviluppo delle Reti senza fili che sono rimasti solo sulla carta, ma nel concreto restano le difficoltà di connessione un po’ ovunque.
Accanto al Wi-Fi libero, si è sviluppata la Rete 3G e 4G (LTE) dei gestori privati di telefonia mobile, ma troppo a macchia di leopardo: ci sono picchi nei grandi centri urbani (non in tutti), ma carenza o addirittura assenza di 4G in piccoli Comuni dell’entroterra vesuviano, nel Cilento, in Irpinia, nel Casertano, nel Sannio.
Questo, perché da un lato può esserci scarso interesse economico da parte dei gestori a coprire con le Reti ultraveloci centri popolati per lo più da anziani; ma in tanti casi, sono mancati accordi e mediazioni tra le amministrazioni locali e i gestori stessi. Ci sono Comuni, infatti, che viaggiano sulla Rete mobile con il freno a mano tirato perché l’alta densità della popolazione ha spinto sindaci e giunte a bocciare richieste di installazione di antenne considerate “pericolose per l’incolumità pubblica”, anche se poste al centro di un cimitero o a centinaia di metri dai centri abitati. Il tutto, senza tenere in considerazione eventuali ricadute economiche positive sul territorio, che spesso si trova a dover subire l’atavica scarsa presenza della banda larga, in alcuni Comuni addirittura ancora assente. E in quegli stessi enti locali, forse per poca lungimiranza, a nessuno viene in mente di puntare almeno sul Wi-Fi libero…
Dario Sautto